ABBACÚ

R I 5 0 (mar Hircano hora detto di Abbacú); R I 5 2; R I 5 14.

mer de Glevechelan F; Abacho, Geluchelam L; mare Gheluchelam P; Malchievi Egielau, Mar de Bachu V; Mar de Gheluchelan VA; Mar de Ierusalen VB; Mare Abac(c)o, Mare Geluchelan Z.

BIBLIOGRAFIA – Cardona 1975, pp. 535-539; Pelliot 1959-1973 pp. 61-62 n. 45.

Sulla base di tale denominazione (Mare di Abaccu, che sta a designare il Mar Caspio, o un settore occidentale di esso), in cartografia, nell’opera di G. Gastaldi, e incisione di Fabio Licinio, Il Disegno della prima parte de l’Asia, Venezia, 1559, troviamo sciorinati, sullo stesso specchio d’acqua del Caspio, ben tre nomi: «Mare de Bachu», «Mare Chvvalisco Moria», «Mare Corozum».

Questa toponomastica, plurima e spalmata su una medesima carta, rappresenta in realtà il riflesso di una stratificazione, con distribuzione dei nomi del mare/lago in questione nelle carte e nella letteratura veneziana.

Infatti, «Mare Chvvalisco Moria» è la deformazione ridondante (MareMoria) della denominazione russa («Chvalinskoe More», rectius, prob. «Mare dei Chazari», verosimilmente dal persiano Chazar). «Mare Coruzum» sembra invece ricalcare «Chwarezm», ovvero Khworezm, regione iranica, poi turchizzata, lambita a O dalle acque del lago-mare. Vigerà a lungo anche «Caspium Mare» (insieme con «Hyrcaneum Mare»), come a costituire un rimando classico alle divaricazioni regionali toponomastiche inaugurate dal poliano «Mare di Abaccu».

Talora dunque si assiste alla regionalizzazione del nome, scegliendo di chiamare quelle acque secondo le località o popolazioni salienti e più note, o interessanti per una data epoca, poste sulle sue spiagge. Si legge quindi spesso anche di «Mare di Derbent», dal nome della «gola» omonima, del passo a nord di Baku, detto anche DemirqapuPorta di Ferro», vd. la nota ad Alessandro), risonante di ricordi dal Romanzo d’Alessandro. Ne I nomi antichi et moderni della prima parte de l’Asia, disposti in colonne parallele (a sinistra, in un ordine alfabetico approssimativo, gli antichi, a destra le corrispondenze moderne) dallo stesso «Giacomo Gastaldi Piamontese, Cosmographo, in Venetia, 1564», si legge «Tazena-Bachu».

Si direbbe, questo espresso dal termine Bachu/Abaccu, il tentativo ulteriore di attualizzare i nomi dei luoghi, e delle genti-nazioni, di un’area di vitale importanza, lungo i secoli dal XV al XVIII, per la politica della Repubblica Serenissima, tesa a stabilire un’alleanza, un’intesa con la Persia e con la Moscovia/Russia in funzione anti-ottomana. Un «ventaglio attualizzante» già dischiuso del resto dallo stesso G.B. Ramusio, che nella sua Dichiaratione di alcuni luoghi ne’ libri di messer Marco Polo, con l’Historia del rheubarbaro, par. 13, riporta anche i «tre nomi» attribuiti al mare-lago dal principe e filologo arabo-siriano Ismaʿil Abulfeda («el Cunzar, Giorgian, Terbestan», verosimilmente Khazar, Gorgan, Tabaristan. Tutti nomi, questi ultimi, che stanno a testimoniare di un approccio sud-orientale, diciamo arabo-islamico, all’elemento descritto.

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