ARGON

R I 1 46; R I 1 48; R I 1 51; R I 1 59; R I 1 60; R I 1 61; R I 1 62; R II 77 16.

Argon F; Argon L; Argon P; Amon, Argon V; Argon VA; Ar(a)gon, Ragon VB; Argon, Argun Z.

BIBLIOGRAFIA – Cardona 1975, p. 545; Clauson 1972, p. 216b; Dankoff, Kelly 1982-1985, p. 145; Hauneshild 2003, p. 21; Jackson 2005, pp. 169-170; Pelliot 1959-1973, pp. 47-48 n. 31; Rybatzki 2006, p. 153.

«Argon» (mong. arγun) figlio di Abaqa Qan, fu quarto sovrano della dinastia ilkhanide d’Iran; regnò dal 1284 al 1291. Come narra il racconto poliano, egli inviò un’ambasciata a Qubilai Qa’an, suo prozio, con la richiesta di mandargli come futura sposa una principessa di lignaggio Baya’ut in conformità alle ultime volontà dell’amatissima moglie Bolgana. La principessa prescelta – la «Cogatin» di R I 1 47 – venne scortata dai Polo fino in Persia dove però, poiché A. nel frattempo era deceduto, andò in sposa al Qan Gazan, figlio e successore di A. (vd. le note a Bolgana e Cogatin).

L’etimologia di arγun sembrerebbe turca. Potrebbe ricondursi al lemma arkun “incrocio fra uno stallone selvatico ed una giumenta addomesticata” (vd. Pelliot, p. 48; Clauson 1972, p. 216b), documentato a partire dall’XI sec. Un’altra pista etimologica potrebbe essere identificata nel termine zoologico turco arγun che Kašγarī §72 (ed. Dankoff, Kelly 1982-1985, p. 145) descrive come un piccolo animale del genere ratto (o forse una donnola, come suggerito da Clauson 1972, p. 216b) il cui corpo è lungo mezzo cubitus (latino), usato per stanare piccoli uccelli dalle crepe/fessure dei muri. Qualora attacchi una pecora, la sua carne diventa gialla; se invece aggredisce un uomo nel sonno provoca in lui della ritenzione urinaria (vd. anche Hauenshild 2003, p. 21). Un’ultima possibile origine etimologica potrebbe essere da tu. aqrun ~ aqrïn ~ arqun “gentile, tranquillo” (vd. Rybatzki 2006, p. 153, e gli ulteriori riferimenti bibliografici ivi contenuti). Infine per le note ambasciate che A. (di fede buddista) spedì in Europa nel tentativo di creare un’alleanza contro i mussulmani in Terra Santa, vd. Jackson (2005, pp. 169-170).

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