CAIDU
R II 1 8; R II 1 9; R II 1 10; R II 1 16; R III 44 6.
Caidu, Caydu F; Caidu, Caydu L; Caidu, Caydu P; Chaidu, Chardo, Chardu, Gaidin, Gaidu V; Chaidu VA; Caidu, Candu VB; Caidu, Caydu Z.
BIBLIOGRAFIA – Atwood 2004, pp. 444-445; Biran 1997; Cardona 1975, p. 573; Pelliot 1959-1973, pp. 124-129 n. 95.
Si tratta del Can Qaidu (1235-1301), figlio di Qašin, figlio di Ögödei (secondo Gran Can dell’impero mongolo) e nipote quindi di Qubilai come precisamente spiegato nel racconto poliano («figliolo di un suo fratello cugino»). Q. fu uno dei più avversi oppositori alla controversa elezione di Qubilai al titolo di Gran Can nel 1260 (vd. nota a Qubilai). Egli infatti rimproverava aspramente a Qubilai di aver abbandonato e tradito l’antica legge e i costumi mongoli a favore della cultura e delle istituzioni cinesi. Q. si adoperò a riportare in vita il ramo ögödeide della dinastia gengiskhanide; assunse il controllo del qanato Čagatai che territorialmente comprendeva la Mongolia, gran parte del Turkestan orientale fino alle regioni di tramontana, menzionate nel racconto poliano, e per trent’anni si oppose a Qubilai Qa’an. Il racconto poliano riporta due episodi connessi alle ostilità fra Q. e Qubilai Qa’an: la rivolta di Naian del 1287 e una guerra contro l’ilkhanide Argun, alleato di Qubilai. In alcuni manoscritti poliani menzione viene inoltre fatta dell’amatissima figlia di Caidu, il cui nome mongolo era Qutulun, altresì nota col nome Ay-yaruq “chiaro di luna” (← turco-uiguro); vd. Pelliot (1959, p. 15). Il nome «Caidu» è storicamente attestato esclusivamente come nome proprio (vd. Qaidu, antenato di Činggis Qa’an nella Storia Segreta dei Mongoli, parr. 46-47); alcuni toponimi ne hanno conservato le vestigia (vd. Pelliot, p. 125). L’etimo potrebbe ricondursi a mong. γaitu “sfortunato, infelice” (da γai ‘sfortuna’ + suff. nominale denominale -du [Lessing 1960, p. 345a]). Un’altra ipotesi ne vedrebbe l’origine in una forma dialettale *qaidu da mong. qaidaq “lone, single, isolated elevation; peak rising from a plain; milch animal whose young has been weaned or has died” (Lessing 1960: 912a), a cui, sulla scorta di Pelliot (p. 125) corrisponde la forma mancese qaidu (← mong.). Un’ultima proposta ne deriverebbe l’etimo da *qayidu < qayin “zampa anteriore” + suff. nom.denom. -du; vd. Rybatzki (2006, p. 482). Per una dettagliata indagine delle gesta di Q. rimandiamo all’esauriente monografia di Biran (1997).
[ER]
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