CALIZENE

R III 40 3.

chalicene VB.

BIBLIOGRAFIA – Lanza 1990b; Lanza 1990c; Marcato 2004; Monneret de Villard 1950; Morgan 1973, pp. 22-23; Pedani 2010, p. 151; Pellegrini 1972, pp. 407-452; Pelliot 1959-1973, p. 139 n. 104; Prawer 1970, p. 210.

Da VB Ramusio trae il lemma per designare il naviglio («una fossa fatta a mano») che permette il trasporto acqueo delle merci dal Cairo ad Alessandria. Si tratta di un arabismo: al-khalīğ vale “canale artificiale”.

La storia italoromanza della parola si sviluppò su due piani. (a) Come nome comune, essa entrò precocemente nello spazio linguistico-culturale di Pisa e di Venezia, che già prima del Mille intrattenevano relazioni commerciali con l’Egitto: un suo uso antonomastico è alla base del toponimo pisano “(Fosso) Caligi” (antico canale, ora quasi asciutto, tra Marciana a Coltano, che metteva in comunicazione l’Arno e il Serchio e le lagune della zona: attestato nella forma Carisio dal 1161) e del veneziano “Canàl Caìgo” / “Canale (di) Caligo” (che corre nella Laguna NE «tra la Valle di Lio Maggiore e la Valle Grassabò ed è una derivazione della Piave vecchia (in destra del fiume)», attestato almeno dal 1330 – ma una “Torre del Caligo”, collocata nella stessa area, sarebbe indicata in un documento del 930: vd. Pellegrini 1972, pp. 407-452; Marcato 2004).

(b) I testi due-trecenteschi attestano un uso connesso ai realia egiziani, con varie sfumature. Nel Liber Secretorum fidelium Crucis, III 11 9 Marino Sanudo utilizzò caliginem – traducendo in latino il fr. halige (glossato «id est, alveum») preso a prestito dalla sua fonte (la Estoires (Livre / Roman) d’Eracles, anonima continuazione in francese del Chronicon di Guglielmo di Tiro: Morgan 1973, pp. 22-23) – per indicare il canale del Delta sul quale si consumò la sconfitta dei crociati e la resa di Damietta nell’estate del 1221: «Igitur, cum christiani ibi quasi per mensem mansissent, nihilque agerent, victualium metuentes inopiam – quia saraceni de tertio ramo (Nili) qui Rosith dicitur, per caliginem unum, id est, alveum, quo terram rigant, galeas ad ramum Damiatæ induxerant […]» (Prawer 1970, p. 210). Pochi anni dopo (1335) l’agostiniano Jacopo da Verona, nel Liber Peregrinationis in cui descrisse il suo viaggio in Terrasanta, confuse “canale” e fiume: «Nilum fluvium qui a Saracenis dicitur Calizino» (Monneret de Villard 1950, p. 32); nello stesso equivoco parve cadere (1384-1385) Giorgio Gucci, lanaiolo fiorentino: «Entrammo nello Nilo, è nero, ch’è chi l’appela Caligine» (Lanza 1990b, p. 289). Nel caso di Ramusio, il lemma designa con ogni probabilità il canale che da Alessandria («la maggiore arteria acquea che attraversava la città»: Pedani 2010, p. 151) raggiungeva la capitale «poco sopra la cosiddetta Vecchia Cairo, oggi coperto o interrato e l’odonimo Khalig el-Masri conserva solo il ricordo del suo percorso» (Marcato 2004, p. 49); nei suoi pressi, ad Alessandria, si trovava un hammam citato nell’accordo sottoscritto nel novembre 1254 dall’ambasciatore veneziano Gabriele Trevisan con il sultano mamelucco Aybeg un accordo commerciale che, tra l’altro, autorizzava quanto segue: «19. Capitulum. Item, ecclesia que cognoscitur per nomine Venecie Sanctus Michael, que est propria hominum de Venecia ad adorandum in ea; et balneus qui vocatur Del Chalige, Veneti debeant balneare sine datio. Et in eadem ecclesia et balneum, alia gens intrare non debeat nisi soli Veneti. Et balneus debeat conciari per suum dominum» (vd. Pedani 2010, p. 151). Non pare possibile identificarne con certezza l’ubicazione precisa, poiché il ramo canopico del Delta, che scorreva a 5 km ca. da Alessandria e in cui, ragionevolmente, il canale si immetteva, è prosciugato da alcuni secoli a causa dello sfruttamento intensivo, ma lo stesso naviglio fu probabilmente descritto da Simone Sigoli, compagno di Gucci nel pellegrinaggio: «Poi entrammo in un canale che si chiama il Caligine ed è preso d’Alessandria a uno miglio e mezza, e quivi entrammo in barche con grandissimi e smisurati caldi, e andammo per lo detto canale per 30 miglia, lasciando addietro molte ville. Vedemmo da mano manca una città che dimostrava d’essere molto bella e chiamasi Modiuolo, ed è grande come il quarto di Alessandria; poi giungemmo a una serrata di questo canale, che sono cateratte le quali si serrano e aprono quando vogliono, perocché quel luogo s’allaga ogni anno quanto vogliono, perocché in quel paese non vi piove mai; e per questo modo adacquano il terreno e hannovi suso due ricolte l’anno. Poi passammo le dette cateratte e andammo suso per lo detto canale 15 miglia, trovando di bellissime ville; poi entrammo in un ramo del Nilo il quale si dice che viene dal Paradiso Terrestre» (Lanza 1990c, parr. 30-31).

[EB, MP]