CONSTANTINOPOLI

R I 1 1; R I 1 2; R I 1 17; R I 1 67.

Co(n)stantinople, Gonstantinople F; Constantinopolis L; Constantinopolis P; Cho(n)stantinopoli V; Chostantinopo(l)li, Costantinopo(l)li, VA; Costantinopoli, Chostantinopolli VB; Constantinopolis Z.

BIBLIOGRAFIA – Cardona 1975, p. 607; Dursteler 2006; Jacoby 1995; Keiser 2010; Magdalino 1996; Nicol 1988; Ostrogorsky 1968; Pelliot 1959-1973, p. 407 n. 180; Rösch 1995.

Fondata nel VII secolo a.C., Bisanzio (gr. Byzántion, lat. Bysantium) mutò il nome in Costantinopoli (gr. Kōnstantinóupolis, lat. Constantinopolis) nel 330, quando Costantino inaugurò la nuova città, ricostruita dopo la distruzione di Licinio (Keiser 2010, pp. 14, 22). Il toponimo (ar. (al-) Qusṭanṭīniyyah – per le occorrenze cinesi vd. Pelliot) si mantenne per tutto il Medioevo, affiancandosi a Istanbul, ufficiale dal 1923. A C. si trovarono i fratelli Polo intorno al 1260, prima di spostarsi a Soldaia. Il quartiere veneziano in cui risiedevano era di antichissima fondazione. Concesso da Alessio I Comneno nel 1082 (Dursteler 2006, p. 23), era situato sul Corno d’Oro, e subì successivi ingrandimenti nel 1148 e dopo la Quarta crociata (Nicol 1988, pp. 122-123; Magdalino 1996, pp. 80-81). Oggetto dell’Espositione che precede i Viaggi, la conquista del 1203-1204 porta all’assegnazione a Venezia dei tre ottavi della città (Ostrogorsky 1968, p. 374). Amministrata da un podestà nominato dal doge, la colonia veneziana divenne un «comune in miniatura» (Nicol 1988, pp. 205-206), circondato da mura fortificate ed esteso fino al palazzo delle Blacherne. Residenti permanenti, i Veneziani avevano il pieno controllo dei commerci nella capitale e in tutto il Mediterraneo, grazie all’acquisto delle isole egee (vd. Rösch 1995). La partenza di Marco e Niccolò Polo coincise con la fine di questa congiuntura favorevole: la firma del trattato di Ninfeo (13 marzo 1261) tra l’imperatore di Nicea Michele VIII Paleologo (1259-1282) e Genova fu il prologo della riconquista bizantina (25 luglio successivo). I Genovesi ottennero tutti i privilegi goduti prima da Venezia, e dal 1267 un quartiere a Galata, sulla sponda N del Corno d’Oro (Nicol 1988, p. 49). Ristabilito solo nel 1277, il quartiere veneziano tornò alle dimensioni precedenti il 1204, senza però potersi dotare di fortificazioni; ma il mantenimento di ampi privilegi fiscali permise alla comunità veneziana di aumentare in numero e di accrescere notevolmente i propri guadagni, anche a scapito dei mercanti locali (vd. Nicol 1988, pp. 377-379; Jacoby 1995, pp. 266-267).

Divisa tra Genova e Venezia, C. fu spesso coinvolta nelle loro dispute. Nel 1296, dopo la battaglia di Laiazzo, i Veneziani furono arrestati e le loro proprietà confiscate; nel 1351, furono i Genovesi ad abbandonare Galata (Nicol 1988, pp. 281, 354).

Impegnata a far fronte a periodiche offensive provenienti da Occidente (Venezia aderì al trattato di Orvieto nel 1281 e al progetto di crociata di Carlo di Valois e Clemente V nel 1306), C. dovette pure affrontare numerosi conflitti dinastici. Il successore di Michele VIII, Andronico II, fu scalzato dal nipote Andronico III nel 1328. Alla morte di questi (1341), l’opposizione tra il figlio Giovanni V e Giovanni Cantacuzeno trascinò l’Impero nella guerra civile. Cantacuzeno si alleò con l’emiro turco di Aydin, e l’imperatrice-madre, Anna, si rivolse a Venezia, impegnando i gioielli della corona per un prestito, e alla Santa Sede, che nel 1343 costituì una nuova lega anti-turca (Nicol 1988, pp. 336-339). Vincitore a Maritza nel 1352, due anni dopo Cantacuzeno fu sconfitto da Giovanni, anch’egli coinvolto nelle rivalità dinastiche dei figli e del nipote (rispettivamente: Andronico IV, Manuele II e Giovanni VII) tra il 1373 e il 1390 (Nicol 1988, pp. 399-423).

I maggiori problemi, tuttavia, giungevano dall’esterno. Il 1354 (presa di Gallipoli da parte dei Turchi) rappresenta «l’inizio della fine» (Nicol 1988, p. 66) per C. Da quel momento, i tentativi bizantini di coinvolgere le potenze occidentali in un’offensiva anti-turca si rivelarono fallimentari. Giovanni V Paleologo (1341-1391) si recò a Roma per ottenere il favore di papa Urbano V (1310-1370) abiurando alla fede ortodossa, ma nel 1372 fu costretto a concludere una pace con Murad I (1362-1389) e a diventare suo vassallo. Nel 1394 il successore di Murad, Bayezid I (1389-1402) mise la capitale sotto assedio, affamando la popolazione. Fallita la crociata di Nicopoli (1396), Bayezid fu fermato da Tamerlano nel 1402 (Nicol 1988, pp. 390-461) e costretto alla pace (Gallipoli, 1403). Nel 1422 Murad II (1404-1451) assediò nuovamente la città. Alla ricerca di sostegno, Giovanni VIII (1425-1448) riconobbe nuovamente il primato del papa al concilio di Ferrara (1439), ma la crociata anti-turca partita dall’Ungheria nel 1443 fu sconfitta a Varna (Nicol 1988, pp. 480-492). Nel marzo 1452, Maometto II (1432-1481) iniziò la costruzione della fortezza di Rumeli Hisari, e l’anno dopo circondò con l’esercito C. L’inferiorità numerica dei Bizantini, la superiorità militare dei Turchi (decisivo fu l’uso dei cannoni) e i troppo deboli rinforzi da Occidente resero la sconfitta inevitabile. Costantino XI, ultimo imperatore, morì tra i suoi soldati nell’assalto finale del 29 maggio 1453 (Kreiser 2010, p. 49).

Nel 1465, C. divenne la capitale dell’Impero Ottomano e subì un profondo rinnovamento edilizio. Sensibili all’arte (Maometto II si fece ritrarre da Gentile Bellini), i sultani realizzano grandi complessi di moschee e madrase. Addirittura, pare che Bayezid II (1481-1512) avesse contatti con Leonardo e Michelangelo per la realizzazione di ponti sul Corno d’Oro e sul Bosforo (Kreiser 2010, p. 53). Nel 1509 la città venne distrutta da un terremoto e la corte fu spostata ad Adrianopoli (Edirne). Fu quindi ricostruita da Solimano il Magnifico (1520-1566), che proprio negli anni in cui Ramusio lavorava alle Navigationi innalzò il grandioso complesso della Süleymaniye, terminato nel 1557 (Kreiser 2010, p. 58). Quanto alla colonia veneziana, al momento della conquista ottomana essa fu trasferita oltre il Corno d’Oro, nel quartiere di Galata (o di “Pera”), ex-quartiere genovese divenuto sobborgo internazionale. Dalla metà del XVI secolo un secondo quartiere fu stabilito nella zona detta “Vigne di Pera”, a NO di Galata/Pera (Dursteler 2006, pp. 23-25).

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