GIOVAMBATTISTA R I 30 0; R I 30 4; R I 30 5 (San Giovanni). Johan (Batiste) F; Iohannis Baptiste L; Iohannis Baptiste P; Zuane, (Batista) V; Zuane Batista VA; Iohanne Batista, Iohanne dala colona, Iohanne VB.
BIBLIOGRAFIA – von Contzen 2013; Moule 1930, pp. 145-156; Richard 1977, p. 187; Yule, Cordier 1929, I, pp. 186 nota 1, e 187 nota 3.
Nel cap. 30 si racconta un miracolo avvenuto a Samarcanda: il khan Čaγatai, convertitosi al cristianesimo, aveva fatto edificare su un basamento sottratto ad alcuni musulmani una chiesa intitolata a Giovanni Battista; alla sua morte il successore, non cristiano (Polo parla del figlio, ma si tratta in realtà del nipote, Qara Hülegü), aveva accordato alla comunità saracena la restituzione della pietra, col rischio di collasso dell’edificio. Miracolosamente, grazie alle preghiere dei cristiani, la colonna che poggiava sulla pietra angolare si era sollevata, permettendo la rimozione del basamento senza danno alcuno per la struttura. Si tratta probabilmente di una legenda di ambiente nestoriano (al pari della conversione di Čaγatai): Samarcanda era del resto sede di un metropolita nestoriano fin dal sec. VIII (Yule, Cordier 1929, I, p. 186 nota 1); Yule ricorda anche che «There is a remarkable Stone at Samarkand, the Kok-Tash or Green Stone, on which Timur’s throne was set. Tradition say that, big as it is, it was brought by him from Brusa; but tradition may be wrong» (Yule, Cordier 1929, I, p. 187 nota 3). E si noti che la città fu pure sede di una diocesi cattolica dedicata a Giovanni Battista, dopo la conversione al cristianesimo del signore mongolo Eljigidey (1327): vd. Richard (1977, p. 187). Si deve a Palladius il riconoscimento di un analogo motivo riferito a una comunità cristiana all’interno di una fonte cinese, la Storia di Zhenjiangfu nel periodo Shunzhi): «There is a temple (in Samarcand) supported by four enormous wooden pillars, each of them 40 feet high. One of these pillars is in a hangin position, and stands off from the floor more than a foot» (si cita da Yule, Cordier 1929, I, p. 187 nota 3; la stessa testimonianza si legge in Moule 1930, pp. 145-156). In complesso «the miracle appears to be rare in hagiography since so far evidence of it in other vernacular legends of John the Baptist from medieval England and France is lacking» (vd., anche per la bibliografia, von Contzen 2013, p. 198, che ne ha individuata una traduzione all’interno di un leggendario scozzese di fine XIV sec.).
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