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[0] Della città di Samarchan, et del miracolo della colonna nella chiesa di San Giovambattista. Cap. 30.

[1] Samarchan è una città nobile, dove sono bellissimi giardini et una pianura piena di tutti i frutti che l’huomo può desiderare. [2] Gli habitanti parte sono christiani, parte Saraceni, et sono sottoposti al dominio d’un nepote del Gran Can, del qual non è però amico, anzi è di continuo fra loro inimicitia et guerra. [3] Et è posta la detta città verso il vento maestro. [4] Et in questa città gli fu detto esser accaduto un miracolo, in questo modo: che già anni cento et venticinque uno nominato Zagathai, fratello germano del Gran Can, si fece christiano, con grande allegrezza dei christiani habitanti, quali col favore del signore fecero fabricar una chiesa in nome di San Giovambattista: et fu fatta con tal artificio che tutto il tetto di quella (che era ritonda) si fermava sopra una colonna che era in mezzo, et di sotto di quella vi metterono una pietra quadra, la qual tolsero con il favor del signor di uno edificio de’ Saraceni, li quali non hebbero ardimento di contradirgli per paura. [5] Ma, venuto a morte Zagathai, gli successe un suo figliuolo qual non volse essere christiano, et allhora i Saraceni impetrorno da lui che li christiani li restituissero la sua pietra; la qual anchor che i christiani si offerissero di pagarla, non volsero, percioché pensavano che, levandola via, la chiesa dovessi rovinare: per la qual cosa li christiani dolenti ricorsero a ricomandarsi al glorioso San Giovanni, con grande lachrime et humiltà. [6] Et venuto il giorno nel qual doveano restituire la detta pietra, per intercession del santo, la colonna si levò alta dalla base della detta pietra per palmi tre in aere, che facilmente si poteva levar via la pietra de’ Saraceni senza che li fosse posto sostentamento alcuno, et cosí fino al presente si vede detta colonna senza alcuna cosa sotto. [7] Si è detto a bastanza di questo, dirassi della provincia de Carchan.

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De provincia Samarchan et miraculo columpne facto in ecclesia beati Iohannis Baptiste. Capitulum 39m.

[1] Samarchan nobilis civitas est et magna, in regione illa que tributaria est nepoti Magni Kaam, ubi simul habitant christiani et qui Machometum adorant, qui se Saracenos vocant. [2] In hac civitate tale, his temporibus, factum est, Christi virtute, miraculum: quidam frater Magni Kaam qui dicebatur Cigatai, qui huic |18b| preerat regioni, inductus a christianis et doctus, baptismum suscepit; tunc christiani, principis favorem habentes, edificaverunt basilicam magnam in urbe Samarchan in honorem beati Iohannis Baptiste; tali autem ingenio fuit per architectos ecclesia fabricata, ut tota testudo basilice super columpnam unicam firmaretur, que columpna in medio eius erat; acceperunt autem dum fieret quemdam Saracenorum lapidem de quo basim formaverunt sub columpna prefata. Sarraceni vero, qui christianos oderant, de sublato eis lapide doluerunt, sed Cigatai principem metuentes ausi contradicere non fuerunt. [3] Factum est autem ut moreretur princeps, cui filius in regno sed non in fide successit: Sarraceni vero impetraverunt ab ipso ut christiani suum |18c| eis lapidem restituere cogerentur; offerentibus vero christianis illis precium de lapide magnum, renuerunt Sarraceni precium, volentes ut, sublato lapide, destrueretur ecclesia, cadente columpna. [4] Cumque christianis pro hac re nullum adesset remedium, beatum Iohannem Baptistam lacrimosis precibus invocare ceperunt; adveniente igitur die quando lapis de sub columpna fuerat removendus et a Saracenis, per consequens, ruina tocius tecti ecclesie sperabatur, nutu divino, columpna adeo a basi sublevata est, ut per palmorum trium spacium elevata ab ea sustentaretur in aere, et sic absque humani adminiculi fulcimento usque hodie perseverat.