GUDDERI
gudderi F; gudderi L; gudderi P; guderi V; guderi VA; gunden VB; gudderi Z.
BIBLIOGRAFIA – Brunello 1986, pp. 50-52; Cardona 1975, pp. 674-675; Jacoby 2006; Pelliot 1959-1973, p. 742 n. 249.
In più di un passo (vd. R I 50 9 e sgg., R II 6 6, R II 35 9 e sgg., R II 37 14 e sgg., R II 38 11 e sgg.) il Milione si sofferma sul “muschio” (o “muscho”), la sostanza dall’intenso, penetrante odore, secreta da una ghiandola ventrale dei maschi del Moschus moschiferus “cervo muschiato”, ovvero “mosco”: un mammifero affine al cervo, presente nell’Asia centrale fino alla Siberia. Polo si sofferma a descrivere in dettaglio la fisionomia dell’animale (ricorrendo, come fa in questi casi, al confronto per analogia: «una bestia picciola come una gazella, cioè della grandezza di una capra, ma la sua forma è tale: ha i peli a similitudine di cervo, molto grossi, li piedi et la coda a modo di una gazella; non ha corne come la gazella. Ha quattro denti, cioè duoi dalla parte di sopra et duoi dalla parte di sotto, lunghi ben tre dita et sottili, bianchi come avolio, et duoi ascendono in su et duoi descendono in giú, et è bello animale da vedere»: R II 50 9-10) e le modalità che portano alla cattura dell’animale (durante la luna piena, quando «l’apostema» presso l’ombelico secerne spontaneamente la sostanza, il cui odore attira i cacciatori: R II 50 11, R II 37 15). Tanta attenzione si spinge fino alla traslitterazione – nel lemma in questione (riferito al muschio del Tibet, particolarmente apprezzato nei trattati arabi) – della forma ant. mong. del nome dell’animale, küdäri (che, come registra Pelliot – e quindi Cardona –, non ha attestazioni nelle scritture mongole antiche). Il “muschio” era ed è usato in profumeria perché «indispensabile per esaltare e per stabilizzare la maggior parte delle essenze profumate» (Brunello); nota in Occidente almeno dal X sec., fu subito sostanza molto apprezzata (e costosa), e oggetto di importanti attività commerciali. Studiando le sue occorrenze nei documenti familiari dei primi decenni del Trecento (compreso il testamento di Marco, dal quale risulta che egli ne possedesse ben 83 libbre), Jacoby 2006 ha ipotizzato che il suo commercio fosse uno dei centri di interesse delle attività dei Polo.
[EB]
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