MUS ET MERIDINlemmi/Ulau.html

R I 4 8 (Meridin); R I 6 4 (Mus et Meridin).

Mus, Meridiem L; Masa Meredimi V; Mus, Meridin Z.

BIBLIOGRAFIA – EI2, VI, pp. 539-542, VII, pp. 666-667; EIt, s.v. «Mardin»; Pelliot 1959-1973, p. 778 n. 285, p. 787 n. 291; Tresso 2006, pp. 262-263; Yule, Cordier 1929, I, p. 62.

La città armena di Mus è abbinata da Polo a Mardin per l’abbondante produzione di cotone e la lavorazione di tessuti, sebbene, come osservato da Yule, Cordier (I, 1929, p. 62), i due centri afferiscano a regioni differenti. Solo le redazioni L, R, Z e V nominano i due centri, e anzi V li fonde in un solo toponimo, Masa Meredimi; secondo Pelliot la forma attestata in V «leaves the possibility that Polo had written “Meredin”».

Mus corrisponde all’odierna Muş, città e provincia dell’Anatolia E, a O del Lago di Van, ubicata in una vallata fertile (la “piana di M.”), coltivata a tabacco, vigneti e grano. Nelle fonti islamiche il nome “Mūš” è attestato dal IX sec. Nel periodo preislamico la città fu capoluogo del distretto di Taraun; la tradizione armena connette la fondazione di M. a un personaggio di nome Mush el Mamikonean (IV sec.), cui si ascrive la costruzione di un castello le cui rovine sono ancora visibili (EI2, VII, p. 666). Dopo la conquista islamica, M. riuscì sostanzialmente a mantenere la propria autonomia, malgrado frequenti e temporanee incursioni; l’influenza dell’Islām si accentuò progressivamente sotto la dominazione selgiuchide. Assediata a più riprese nel XIII sec., la città subì gravi danni, che spiegano lo stato di rovina in cui versava al tempo dei Mongoli. Razziata da Tamerlano nel 1386, entrò a far parte definitivamente dell’impero Ottomano a partire dal 1475 (EI2, VII, p. 667).

La città turca di Meridin, odierna Mārdīnwritten in Arabic as Maridīn, in Greek as Márdes, Márgdis; in Syriac as Marde and in modern Turkish as Mardin», EI2, VI, p. 539), gode di un’ottima posizione geografica, all’intersezione della pianura dell’Eufrate con l’alta valle del Tigri (EI2, VI, pp. 539-540); essa domina la regione circostante grazie alla sua altitudine e all’ubicazione su speroni rocciosi; la sua importanza fu grande in passato, come testimoniano le vestigia architettoniche. A partire dal VII sec. M. conobbe diverse dominazioni islamiche (Ḥamdānidi, Selgiuchidi, Artuqidi, Ayyūbidi…), fino a quando (1259) si arrese a Hülegü che vi instaurò un protettorato. Assediata senza fortuna da Tamerlano, «al principio del sec. IV eg. (XV d.C.) la città venne in mano dei Turcomanni “del Montone nero” (Qarā-qoyūnlu) e al princìpio del X (XV) fu conquistata da Shāh Ismā‛īl, il fondatore del nuovo regno di Persia; ma poco dopo i Turchi, penetrati in Mesopotamia sotto Selīm II, se ne impadronirono» (EIt, s.v. «Mardin»; un resoconto più minuzioso delle vicende storiche in EI2, VI, pp. 540-541).

Come ricorda Pelliot, M. è citata da Ayton Armeno, Ricoldo da Montecroce, e compare come «Merdi» nel Mappamondo di Fra Mauro. Ibn Baṭṭūṭa la nomina come «centro di produzione di un noto tessuto in lana mar‛izz [pelo di capra] e sede di splendidi mercati», ai piedi di una cittadella fortificata (ed. Tresso 2006, p. 262).

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