SENSIM

R I 55 22.

sensin F; sensin V; Sensin VB; sensin Z.

BIBLIOGRAFIA – Demiéville 1957; Milanesi 1978-1988, III, p. 151 nota 1; Montesano 2014, p. 205; Olschki 1957, pp. 286-287.

Il lemma deriva da siēn sēng “maestro, precettore”, nome attribuito dai Mongoli ai religiosi taoisti (Milanesi 1978-1988, III, p. 151 nota 1). «La dottrina del Tao conosce una infinità di varianti ed è legata soprattutto alla pratica di gruppi sacerdotali che in differenti epoche avevano trovato accoglienza nelle corti imperiali; difficile riportare la testimonianza de Milione a un contesto definito […]. Ciò che colpisce il veneziano è l’estremo rigore ascetico che doveva creare un forte contrasto con le magie e gli illusionismi dei bacsi […]» (Montesano 2014, p. 205). I dettagli qui forniti riguardano la setta di Wang Tcho, che si caratterizzata per la propensione a forme di durissima ascesi (Milanesi, nota 2). Il Taoismo era stato favorito da Chinggis Khan, (mentre le preferenze di Cublai erano per il buddhismo lamaista); ma i religiosi del Tao uscirono duramente sconfitti dal conflitto che li oppose ai buddhisti tra il 1220 e il 1258 (Demiéville 1957, pp. 207-209) – sconfitta che giustificherebbe la loro assimilazione da parte di Polo ai patarin, ovvero agli eretici nostrani (in F LXXIV 46, passo non accolto da Z, qui fonte di Ramusio): «al suo tempo i buddhisti della corte da lui descritti rappresentavano una religione ufficiale, mentre il Tao vi era considerato una setta ribelle che veniva combattuta con metodi non dissimili da quelli in uso nell’Occidente a persecuzione esterminio degli eretici impropriamente designati con quel termine» (Olschki 1957, p. 287).

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