BARGU

R I 42 2; R I 49 0; R I 49 1.

Baigu, Bangu F; Bargu L; Bangu, Burgi P; Bachu V; Barga VA, Bargu VB.

BIBLIOGRAFIA – Atwood 2004, pp. 34-35; Cardona 1975, p. 557; de Rachewiltz 2004, pp. 246, 852; Yule, Cordier 1929, I, pp. 270-271; Lessing 1960, p. 833; Pelliot 1959, pp. 76-79 n. 57; Ragagnin 2011; Schönig 2006.

La piana di Bargu descritta da Marco Polo sembrerebbe corrispondere all’area compresa fra il basso corso del fiume Barguzin, a N, e il fiume Selenga a S, e probabilmente si estenderebbe anche oltre. Essa è a più riprese citata nella Storia Segreta dei Mongoli (SSM) con questo toponimo (mong. Barquǰin-Tögüm “piana di Bargu” (pp. 157; 177), Köl-Barquǰin-Tögüm (par. 8) [köl designa l’estuario del fiume], o semplicemente Barquǰin “il nome del fiume che scorre nella piana” [mong. Barqu + il suffisso -ǰin; Barguzin è la forma mongola-buriata moderna] (parr. 109; 177; 244); vd. de Rachewiltz (2004, p. 246). I Bargu(n) erano una delle tribù appartenenti ai “popoli delle foreste” (mong. hoi-yin irgen) che si sottomisero a Jöči, il primogenito di Činggis Qa’an, nel 1207 (SSM par. 239). In questa circostanza i capi-clan portarono come tributo a Činggis Qa’an girifalchi bianchi, castroni bianchi e zibellini neri. I Barqu(t) sarebbero gli antenati degli odierni Buriati del fiume Barguzin e dei Bargu(t) della Manciuria NO. Per maggiori informazioni sui Mongoli che si autodefiniscono Bargu, si rimanda ad Atwood (2004, pp. 34-35). In Buriazia, Bargu dà il nome, oltre che al fiume Barguzin, alla divisione amministrativa in cui esso scorre, e alla città di Barguzinsk. In mongolo Barqu(n), oltre ad identificare il clan e il suo territorio, è un aggettivo e significa “grezzo, incivile, semplice” (Lessing 1960, p. 833). L’identificazione di B. con il nome del clan turco Bayïrkhu, menzionato nelle iscrizioni antico turche dell’Orkhon, è altresì possibile; tuttavia tale ipotesi non è ancora stata convalidata etno-storicamente. Degne di nota e di grande interesse sono le informazioni che Marco Polo fornisce riguardo a coloro che vivono nella piana di B. e al loro stile di vita: egli racconta che gli abitanti si chiamano Merkit, e li definisce “selvatici”, dal momento che «vivono di carne di bestie, la maggior delle quali sono a modo de cervi, li qual ancho cavalcano» (R I 49 2). Gli animali menzionati sono le renne. Ad oggi, gruppi turcofoni parlanti varietà linguistiche (turco)-tuvine e il cui stile di vita è caratterizzato proprio dall’allevamento di questi animali – che cavalcano e del cui latte e carne si nutrono, oltre a conciarne le pelli e conservarne le corna – vivono nelle regioni dei monti Sayan ad E dei territori della piana di B.; queste popolazioni sono ampiamente descritte in Ragagnin (2011). Fra i clan tuvini del Sayan orientale ne esiste uno denominato proprio Barqut; si veda, a questo proposito, Schönig (2006, p. 227). Quanto ai Merkit, essi costituivano una delle cinque maggiori confederazioni turco-mongole nel XII secolo, e popolavano le regioni del basso Selenga, precisamente dove quest’ultimo confluisce con i fiumi Orkhon e Khilok, a S del lago Baykal; vd. de Rachewiltz (2004, p. 305). I Merkit si opposero con tenacia a Činggis Qa’an, ma furono sconfitti ed assoggettati definitivamente, e venne meno la loro particolare identità. Discendenti dei Merkit, noti come Merged, vivono nella città-prefettura di Ordos, nella Mongolia Interna cinese, e nella regione Khenti in Mongolia; vd. Atwood (2004, p. 347).

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