GIAZZA lemmi/Ulau.html

R I 1 21; R I 1 27; R I 1 31; R I 2 0; R I 2 4.

Laias F; Layas L; Glaza, Glaça P; La(g)iaza, Iaza V; L(l)agiaza VA; Lagiaza, La(g)iaça VB; Aiaç Z.

BIBLIOGRAFIA – Cardona 1975, pp. 649-650; EI2, IV, p. 138; EIt, s.v. «Alessandretta»; Heyd 1913, I, pp. 380-393, II, pp. 644-662; Jacoby 1995, pp. 273-274; Pelliot 1959-1973, pp. 760-761 n. 269; Stussi 1967; Yule, Cordier 1929, I, pp. 16-17, 41, 43.

Oggi Iskandarun (Laiazzo), è città portuale della Siria N, a SE dell’omonimo golfo, in una posizione evidentemente vantaggiosa: sbocco sul Mediterraneo per le merci provenienti dall’entroterra (vd. Yule, Cordier 1929, p. 43 nota 4) e porta d’accesso per «intrare più dentro nelle terre di levante» (R I 2 4). La sua fondazione viene attribuita ai Macedoni e collegata all’epoca della vittoria sui Persiani da parte di Alessandro Magno (da cui il nome alternativo di «Alessandretta»). Dominata dagli Arabi a partire dal VII secolo (che costruirono il suo castello nel sec. IX), dal 977 al 1098 fu annessa al califfato fatimide d’Egitto, e dal XII secolo rientrò nello stato armeno. Laiazzo acquisì la vivacità commerciale descritta da Polo solo a partire dalla seconda metà del XIII secolo (è significativo notare che essa non è menzionata nei trattati del 1204 e 1245 stipulati tra Venezia e l’Armenia, che concedevano alla prima una chiesa, un fondaco e una domus a Mamistra: vd. Jacoby 1995, p. 274; Heyd 1913, I, pp. 383-386); l’origine del suo sviluppo economico è nella sconfitta del califfato abbaside da parte di Hülegü (1258), che sottrasse a Baghdād la primazia commerciale a vantaggio di Tabrīz e di Aleppo, di cui Laiazzo era il primo porto (Heyd 1913, I, p. 382; Jacoby 1995, p. 273). La prima attestazione della presenza veneziana nella città risale al 1261, quando al comune fu concesso di insediarvi un bailo e di costruirvi una chiesa, un fondaco e alcune case (l’accordo fu poi rinnovato nel 1271: vd. Jacoby 1995, p. 274; Heyd 1913, II, p. 653). Nel 1263, il mercante veneziano Pietro Viglioni vi redasse il proprio testamento (Jacoby 1995, p. 274; Stussi 1967), e nel 1269 vi giunsero Matteo e Niccolò Polo, per poi dirigersi verso Acri e Venezia (vd. R I 1). Compiendo il tragitto contrario, Marco vi giunse nel 1271 (vd. R I 2 4), notandone subito la grande varietà di «speciarie» (per il significato esteso del termine vd. Yule, Cordier 1929, I, p. 43 nota 4): a Laiazzo si acquistavano infatti cotone, lana, pellami e pellicce (specie gli apprezzati camellotti, che i Veneziani stessi impararono a confezionare); si scambiavano metalli, legname, grano, uva e cavalli (Heyd 1913, I, pp. 383, 653). Un privilegio accordato ai Genovesi nel 1288 attesta inoltre il commercio del pepe e dello zenzero (provenienti dall’India via Tabriz), quest’ultimo menzionato anche in un documento relativo ai veneziani Marco Michiel e Paolo Morosini (Heyd 1913, II, pp. 646-649). Dai primi anni del sec. XIV Venezia organizzava regolarmente convogli che attraverso Cipro giungevano alla città, e nel 1320 strinse un accordo con Leone V per permettere ai propri commercianti di inoltrarsi nell’entroterra siriano passando per le terre armene (Heyd 1913, II, pp. 652, 647). A Laiazzo, inoltre, è attestata la presenza di Genovesi, Pisani, Piacentini, nonché di mercanti francesi (ad essi si deve la costruzione di un secondo forte, vd. Cardona 1975, p. 650) e catalani (Heyd 1913, II, pp. 646, 653-659). Delle rotte terrestri che collegavano Laiazzo alla Siria, al sultanato d’Iconio e a Costantinopoli attraverso l’Asia Minore, approfittavano pure i mercanti armeni ed arabi. La città divenne allora il luogo di incontro privilegiato per commerciare con gli “Infedeli”, aggirando i divieti della Chiesa (Heyd 1913, II, p. 651). L’apertura di Laiazzo tuttavia si chiuse con l’ascesa dei Mamelucchi e con il peggioramento dei rapporti tra questi e il regno armeno: negli ultimi decenni del XIII secolo l’inasprimento dei tributi imposto all’Armenia costrinse quest’ultima a rivalersi sui commercianti occidentali, aumentando a sua volta dazi e gabelle. L’assalto di Laiazzo da parte del bailo veneziano all’inizio del ’300 è forse una conseguenza di questa politica (vd. Heyd 1913, II, pp. 659-660). Già saccheggiata dai Mamelucchi nel 1266 e nel 1275, Laiazzo venne conquistata una prima volta nel 1322 e poi definitivamente nel 1347.

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