ZORZANIA

R I 4 9; R I 4 11; R I 5 0; R I 5 1.

Jorgienie, Jorgiens, Jorjens F; Çorçia L; Çorçania P; Zaonichi, Zorzania V; Zorzania VA; Giorgies, Çorçens VB; Iorgia Z.

BIBLIOGRAFIA – Brunello 1986, p. 97; Cardona 1975, pp. 636-637; EIr, X, pp. 460-497; EIt, s.v. «Georgia»; Kapuściński 2003, p. 54; Pelliot 1959-1973, p. 738 n. 244; pp. 738-739 n. 245.

Il toponimo identifica la Georgia, regione della Transcaucasia dominata a N dalla catena del Grande Caucaso, a S dal Piccolo Caucaso, mentre «nella parte occidentale del paese si estende la fertile pianura della Colchide, aperta largamente sul Mar Nero e limitata verso l’interno dalle due catene caucasiche» (EIt, s.v. «Georgia»); tale posizione, al crocevia di grandi imperi, ne fece uno snodo fondamentale nelle relazioni tra Oriente e Occidente. L’attuale G. corrisponde grosso modo alle antiche Colchide e Iberia (detta anche Mingrelia: vd. Chiesa 2011, p. 332). Per Cardona (1975, p. 636) il toponimo occidentale ha origini persiane; più precisamente, la forma «derives from the Persian Gorj and Arabic Korj and was misinterpreted as being derived from St. George, the country’s patron saint» (EIr, X, p. 460); il nome autoctono è invece «Sakartvelo, or land of the Georgians, as the Georgians call their country […]. The Georgians call themselves Kartvelebi, a name which recalls their mythological ancestor, Kartlos».

Dal 1239 la Z. risultava tributaria dei Mongoli anche se «la parte occidentale della regione […] non era stata di fatto occupata […], e la sottomissione era poco più che formale» (Chiesa 2011, p. 332); questo stato di dominazione imperfetta spiega perché Guglielmo di Rubruck descriva l’Iberia come un territorio indipendente; la situazione non doveva essere molto mutata ai tempi del viaggio poliano, giusta l’affermazione di R I 5 1: «una parte della qual provincia è soggetta al re de’ Tartari, et l’altra parte (per le fortezze che l’ha) al re David» (vd. nota a David; la cristianizzazione georgiana era stata precoce, dal IV sec.).

Marco Polo ricorda la Z. anche come luogo carico di reminiscenze alessandrine (qui sarebbe stata costruita la Porta di Ferro; vd. la nota relativa a Og e Magog), oltre che per le sue straordinarie risorse naturali, come l’olio minerale, utilizzato per la combustione e come unguento per le malattie cutanee dei cammelli (vd. R I 4 9-10; Brunello 1986, p. 97; Kapuściński 2003, p. 54).

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