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[0] Della città di Escier. Cap. 41.

[1] Il signor di questa città è macomettano, et mantiene la sua città con gran giustitia, è sottoposto al soldan di Adem, et è lontana da Adem da quaranta miglia verso sirocco. [2] Ha molte città et castella sotto di sé; et questa città ha un buon porto, dove capitano molte navi d’India con mercantie, et de qui traggono assai cavalli buoni et eccellenti, che sono di grande valuta et pretio nell’India. [3] In questa regione nasce grandissima copia d’incenso bianco molto buono, il quale a ghiozzo a ghiozzo scorre giú da alcuni arbori piccoli simili all’albedo. [4] Gli habitatori alcune volte forano o vero tagliano le scorze di quelli, et dai tagli o vero buchi scorrono fuori ghiozze dell’incenso; et anchor che non si facciano detti tagli, pur questo liquore non resta di venir fuori dalli detti arbori, per il grandissimo caldo che vi fa, et poi s’indurisce. [5] Sono quivi molti arbori di palme, che fanno buoni dattali in abbondanza; non vi nascono biave, se non risi et miglio, et bisogna che vi siano condutte delle biave di altre regioni. [6] Non hanno vino di uva, ma lo fanno di risi, zucchero et dattali, ch’è delicato a bevere. [7] Hanno montoni piccoli, li quali non hanno l’orecchie dove hanno gli altri, ma vi sono due cornette, et piú a basso verso il naso hanno duoi buchi in luogo dell’orecchie. [8] Sono questi popoli gran pescatori, et qui si trovano infiniti pesci tuoni, che per la grande abondanza se ne haveriano duoi per un grosso venetiano, et ne seccano. [9] Et perché per il gran caldo tutto il paese è come abbrucciato, né vi si trova herba verde, però hanno assuefatto li loro animali, cioè buoi, montoni, cameli et poledri, a mangiar pesci secchi, et gliene danno di continuo, et li mangiano volentieri. [10] Et detti pesci sono d’una sorte piccolini, quali prendono il mese di marzo, aprile et maggio in grandissima quantità, et secchi ripongono in casa, dove per tutto l’anno ne danno a mangiare alle bestie, le quali etiandio ne mangiano de’ freschi come li secchi, anchor che siano piú avezzi alli secchi. [11] Et per la carestia delle biave fanno ancho detti popoli biscotto di pesci grandi, in questo modo, che li tagliano minutamente in pezzi, et con certa farina fanno un liquor che li fa tenire insieme a modo di pasta, et ne formano pani che nell’ardente sole si asciugano et induriscono, et cosí riposti in casa li mangiano tutto l’anno come biscotto. [12] L’incenso che habbiamo detto di sopra è tanto buon mercato che ’l signor lo compra per dieci bisanti il cantaro, et poi lo rivende alli mercatanti, che poi lo danno per 40 bisanti: et questo fa egli ad instantia del soldan di Adem, qual piglia tutto l’incenso che nasce nel suo territorio per il detto pretio, et poi lo rivende al modo detto di sopra, onde ne conseguita grandissimo utile et guadagno. [13] Altro non vi essendo da dire, procederò a parlar della città di Dulfar.