R, II 24Cambalu.htmlCambalu.htmlCambalu.htmlCambalu.htmlCambalu.html
[0] Della grande et mirabile liberalità che ’l Gran Can usa verso i poveri di Cambalú et altre genti che vengono alla sua corte. Cap. 24.
[1] Poi che habbiamo detto come il Gran Can fa far abondanza delle biade alle genti a lui sottoposte, hora diremo della gran charità et provisione ch’egli fa fare alle povere genti che sono nella città di Cambalú. [2] Come intende che qualche famiglia di persone honorate et da bene per qualche infortunio siano diventate povere, o per qualche infirmità non possino lavorare et non habbino modo di ricogliere sorte alcuna di biade, a queste tal famiglie ne fa dar tante che gli possino far le spese per tutto l’anno; et dette famiglie al tempo solito vanno agli ufficiali che sono deputati sopra tutte le spese che si fanno per il Gran Can, i quali dimorano in un palazzo a tal ufficio deputato, et ciascuna mostra un scritto di quanto gli fu dato per il vivere dell’anno passato, et secondo quello gli proveggono quell’anno. [3] Provedesi anchora del vestir loro, conciosiacosaché il Gran Can ha la decima di tutte le lane et sede et canave delle quali si possono far vesti, et queste tal cose le fa tessere et far panni, in una casa a questo deputata dove sono riposte; et perché tutte l’arti sono obligate per debito di lavorargli un giorno la settimana, il Gran Can fa far delle vesti di questi panni, quali fa dar alle sopradette famiglie di poveri, secondo si richiede al tempo dell’inverno et al tempo della estate. [4] Provede anchora di vestimenta a’ suoi esserciti, et in ciascuna città fa tessere panni di lana, quali si pagano della decima di quella. [5] Et è da sapere come i Tartari, secondo i loro primi costumi, avanti che conoscessino della legge idolatra, non facevano alcuna elemosina, anzi, quando alcun povero andava da loro, lo scacciavano con villanie, dicendogli: «Va’ col malanno che Dio ti dia, perché s’ei ti amasse come ama me t’haveria fatto del bene». [6] Ma perché li savii degl’idolatri, et specialmente i sopradetti bachsi, proposero al Gran Can che egl’era buona opera la provisione de’ poveri, et che gli suoi idoli se ne rallegrarebbono grandemente, egli per tanto cosí providde alli poveri come di sopra è detto, et nella sua corte mai è negato il pan a chi lo viene a dimandare, et non è giorno che non siano dispensati et dati via vintimila scodelle fra risi, miglio et panizo per li deputati ufficiali. [7] Per questa mirabil et stupenda liberalità che ’l Gran Can usa verso i poveri, tutte le genti l’adorano come un dio. | [1] Comant le Grant Kaan fait grant charité a sez jens povres.
[2] Puis que je voç ai dit comant le Grant Sire fait faire devise a son pueples de toutes ‹bles›, or voç conterai commant il fait grant charité as povres gens qe en la vile de Canbalu sunt. [3] Il est voir qe il fait eslire maintes mesnie de ‹la› ville de Canbalu qe soient povres et qe ne aient qe mengier; et tiel mesnie sera .VI. et tiel .VIII. et tiel .X., et tiel plus et tiel moin: le Grant Sire fait lor doner forment et autre bles por coi il aient que menuier; et ce fait faire a grandisme quantité. [4] Et |47c| encore voç di que tout celz qe velent aler por le pain dou segnor a la cort, el ne est denié a nulz, mes en est doné a tuit celç qe vont. [5] Et sachiés qe il en i alent chascun jor plus de .XXXm., et ce fait faire tout le an; et ce est bien grant bonté dou seingnor, que a pietet de seç povres pueples, et le pueple le a a si grant bien qu’il le orent come dieu. [6] Or voç ai dit de ce, et adonc vos diron d’autre, et nos partiron de la cité de Canbalu et entreron dedenz le Catai por conter des grant chouse et riches que hi sunt. |
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