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[0] Delle conditioni della città di Gouza. Cap. 28.

[1] Partendosi da questo ponte et andando per trenta miglia alla banda di ponente, trovando di continuo palazzi, vigne et campi fertilissimi, si trova una città nominata Gouza, molto bella et molto grande, nella qual sono molte abbacie di idoli, le cui genti vivono di mercantie et arti. [2] Ivi si lavorano panni d’oro et di seda et belli veli sottilissimi, et sonvi molti alloggiamenti per i viandanti. [3] Partendosi da questa città et andando per un miglio si trovano due vie, una delle quali va verso ponente, l’altra verso sirocco: per la via di ponente si va per la provincia del Cataio, per la via di sirocco alla provincia di Mangi. [4] Et sappiate che dalla città di Gouza fino al regno di Tainfu si cavalca per la provincia del Cataio dieci giornate, sempre trovando molte belle città et castella, fornite di grandi arti et mercantie, et trovando vigne et campi lavorati: et de qui si porta il vino nella provincia del Cataio, perché in quella non vi nasce vino; vi sono ancho molti alberi mori, che con la foglia sua gli habitanti fanno di gran seda. [5] Tutte quelle genti sono domestiche, per la moltitudine delle città poco discoste l’una dall’altra et frequentatione che fanno gli habitanti di quelle, perché sempre vi si trovano genti che passano, per le molte mercantie che si portano continuamente d’una città all’altra; et in cadauna di quelle si fanno le ferie. [6] Et in capo di cinque giornate delle predette dieci, dicono esservi una città piú bella et maggior dell’altre chiamata Achbaluch, fino alla quale verso quella parte confina il termine della cacciagione del signore, dove niuno ardisce di andar alla caccia, eccetto il signore con la sua famiglia et chi è scritto sotto il capitano de’ falconieri; ma da quel termine innanzi può andarvi, pur che sia nobile. [7] Nondimeno quasi mai il Gran Can non andava alla caccia per quella banda, per la qual cosa gli animali salvatichi erano tanto accresciuti et moltiplicati, et specialmente le lepori, che guastavano le biade di tutta la detta provincia; la qual cosa fatta intendere al Gran Can, v’andò con tutta la corte, et furon presi animali senza numero.

Z, 47

[1] Cum ab isto ponte disceditur et itum est .XXX. miliaribus per ponentem, inveniendo continue herbas, vineas et campos, invenitur quedam civitas nomine Çonça pulcra et magna valde. [2] In ea sunt multe abbatie ydolorum. [3] Vivunt quidem gentes de mercimoniis et artibus. [4] Ibi laborantur drappi aurei et de syrico, |22v| et pulcre sidones.

[5] Et ‹cum› ab ista civitate discedendo itum est per miliare unum, inveniuntur due vie, per unam quarum itur versus ponentem, per aliam versus sirochum. [6] Et noveritis quod a civitate Çonçu usque ad regnum Tayanfu equitatur per provinciam Cathay .X. dietis, semper inveniendo multas pulcras civitates et castra de magnis artibus et mercimoniis munitas, et inveniendo vineas et campos, in quibus multum nascitur syricum. [7] Sunt omnes gentes domestice propter spissitudinem civitatum. [8] Et frequentantur ita vie illarum civitatum quod semper inveniuntur gentes transeuntes, etcetera.