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[0] Della città di Saianfu, che fu espugnata per messer Nicolò et messer Maffio Polo. Cap. 62.

[1] Saianfu è una nobile et gran città nella provincia di Mangi, alla cui iurisditione rispondono dodici città ricche et grandi. [2] Ivi si fanno molte mercantie et arti; abbrucciano i loro corpi; spendono moneta di carta; sono idolatri et sotto l’imperio del Gran Can. [3] Hanno gran quantità di seda, et fassene di bellissimi panni, et similmente d’oro; hanno belle caccie, et da uccellare in gran copia. [4] Et è dotata di tutte le cose che si appartengano ad una nobil città, la qual per la sua potenza si tenne anni tre che non si volse rendere al Gran Can, dapoi che l’hebbe acquistata la provincia di Mangi. [5] Et la causa era questa, che non si poteva approssimar l’essercito alla città se non dalla banda di tramontana, perché dall’altre parte vi erano laghi grandissimi, d’onde si portavano alla città vettovaglie di continuo, né si poteva vietar: la qual cosa essendo referita al Gran Can, ne pigliava un estremo dispiacere, che tutta la provincia di Mangi fosse venuta alla sua obedienza et che questa sola stesse in questa ostinatione. [6] Il che venuto ad orecchie di messer Nicolò et di messer Maffio fratelli, che si trovavano in corte del Gran Can, andorono subito a quello et si profersero di far fare mangani al modo di Ponente, con li quali gettariano pietre di trecento libre che ammazzeriano gli huomini et ruinariano le case. [7] Questo aricordo piacque al Gran Can et hebbelo molto charo, et subito ordinò che li fussero dati fabri eccellenti et maestri di legnami, de’ quali ne erano alcuni christiani nestorini, che sapevano benissimo lavorare. [8] Costoro in pochi giorni fabricorono tre mangani, secondo che li detti fratelli gli ordinavano, quali furono provati in presenza del Gran Can et di tutta la corte, che li videro tirare pietre di trecento libre di peso l’una. [9] Et subito, posti in nave, furono mandati all’essercito, dove, drizzati dinanzi la città di Saianfu, la prima pietra che tirò il mangano cadde con tanto fracasso sopra una casa che gran parte di quella |42v| si ruppe et cadette a terra: la qual cosa impaurí talmente tutti gli habitatori, che pareva che le saette venissero dal cielo, che deliberorono di rendersi, et cosí, mandati ambasciadori, si dettono con li medemi patti et conditioni con le quali s’era resa tutta la provincia di Mangi. [10] Questa espeditione fatta cosí presta crebbe la riputatione et credito a questi duoi fratelli venetiani appresso il Gran Can et tutta la corte.