[0] D’una pianura abondante di sei giornate, et poi d’un deserto d’otto, che si passa per arrivare alla città di Sapurgan; et delle buone pepone che vi sono, le qual fatte in coreggie seccano. Cap. 22.
[1] Partendosi da questo castello, si cavalca per una bella pianura et per valli et colline, dove sono herbe et pascoli et molti frutti in grande abondanza (e per questo l’essercito di Ulaú vi dimorò volentieri): et dura questa contrata per spazio ben di sei giornate. [2] Qui sono città et castelli, et li huomini osservano la legge di Macometto. [3] Dipoi si entra in un deserto che dura quaranta miglia et cinquanta, dove non è acqua, ma bisogna che gli huomini la portino seco, et le bestie mai non beono fino che non sono fuori di quello, il quale è necessario di passar con gran prestezza perché poi trovan acqua. [4] Et cavalcato che si è le dette sei giornate, si arriva ad una città detta Sapurgan, la qual è abondantissima di tutte le cose necessarie al vivere, et sopra tutto delle miglior pepone del mondo, le quali fanno seccare in questo modo: le tagliano tutte a torno a torno a modo di coreggie, sí come si fanno delle zucche, et poste al sole le seccano, et poi le portano a vendere alle terre prossime per gran mercantia, et ognuno ne compra perché son dolci come mele. [5] Sono in quella cacciagioni di bestie et di uccelli. [6] Hora lasciasi questa città et dirassi di un’altra, che si trova passando la sopradetta, chiamata Balach, la quale è città nobile et grande, ma piú nobile et piú grande fu già, perciò che li Tartari, facendoli molte volte danno, l’hanno malamente trattata et rovinata: et già furono in quella molti palazzi di marmo et corti, et sonvi anchora, ma distrutti et guasti. [7] In questa città dicono gli habitanti che Alessandro tolse per moglie la figliuola del re Dario, i quali osservano la legge di Macometto. [8] Et fino a questa città durano li confini della Persia fra greco et levante, et partendosi dalla sopradetta città si cavalca per due giornate tra levante et greco, nelle quali non si trova habitatione alcuna, perché le genti se ne fuggono alli monti et alle fortezze, per paura de molte male genti et de’ ladri che vanno scorrendo per quelle contrade facendoli gran danni. [9] Vi sono molte acque et molte cacciagioni de diversi animali, et vi sono ancho dei leoni. [10] Vettovaglie non si trovano in questi monti per dette due giornate, ma bisogna che quelli che passano se le portino seco per loro et per li suoi cavalli. |
|12r| [1] Cum ab isto castro disceditur, equitatur per pulcram planiciem et vales et colles; et durat ista contrata bene circa .VI. dietas. [2] Et in ea sunt civitates et castra, et homines legem Macometi observant. [3] Invenitur etiam quedam civitas nomine Sapurgan, que est magne habundancie omnium rerum; et sunt in ea venationes bestiarum et aucupationes avium et multa alia.
[1] Balch est quedam civitas nobilis et magna, sed iam fuit nobilior et maior. [2] Sed Tartari, ei dapnum multociens inferrentes, ea‹m› nequiter devastarunt. [3] Et iam fuerunt in ea multa palatia marmorea et aule, et adhuc ibi sunt, sed destructa et devastata. [4] In hac quidem civitate, Alexander filiam regis Darii in uxorem accepit. [5] Qui legem Macometi observant. [6] Ista civitas cum Persya cumfinat. [7] Nam, cum homo discedit a civitate superius nominata, equitat bene per dietas .XII. inter levantem et grecum, in quibus nullam habitationem invenit, quia gentes affugerant ad montes et fortilicias propter timorem malarum gentium et hostium, qui, continue per contratam excurentes, eis dapnum et iacturam multociens inferrebant. [8] Sunt in ea aque multe et venationes quam plures; sunt et ibi leones. [9] Victualia non invenitur in omnibus istis dietis, sed oportet ut transeuntes per partem illam pro se et equis suis victualia secum
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