BOCHASSINI
R I 6 4; R I 28 8; R III 21 7 (boccascini); R III 31 3.
bocaran(s), bocorain, bocoranç F; boccoranus, bochoranus L; buc(h)aranius, buchiranus, P; bochasin(i) V; bochasini, bocharano VA; bocharani, bochasini VB; bucheranum, bucheranus Z.
BIBLIOGRAFIA – Cardona 1975, pp. 566-568; DEI, s.v. «boccaccino»; Milanesi 1978-1988, III, p. 91 nota 2; Pelliot 1959-1973, pp. 110-112 n. 85.
Boccassino, var. di boccaccino, “tessuto di cotone” (< turc. bogasy: «specie di fustagno fabbricato specialm. in Asia Minore e usato in Europa ancora nel XVIII sec.», DEI), affianca e in genere sostituisce, nelle redazioni del Milione posteriori al XIV secolo, il lemma bucherame «stoffa trasparente molto pregiata nel Medio Evo» («dal nome del luogo di provenienza» [DEI], Boukhara, antica città della Persia N, oggi in Uzbekistan). La distribuzione dei due tipi lessicali nella tradizione antica del Milione evidenzia che bucherame è lezione esclusiva in F, L, P e Z, maggioritaria in VA e VB (con bocharano passim, ma un’occorrenza di bochasini), assente in V (bochasini). Ramusio rimpiazza regolarmente la lezione bucherame del modello del momento con boccassino: vd. ad es. Z 3 1 «laborantur meliores bucherani de mundo» > R I 4 1 «si lavorano bellissimi bocassini di bambagio»; Z 5 8 «bumbatium oritur in maxima quantitate; et fit in ea magnum laborerium bucherani et alia laboreria multa» > R I 6 4 «nasce infinito bambagio, del qual si fa gran quantità de boccassini et di molti altri lavori» etc. La ragione di questo aggiornamento lessicale, di taglio quasi glossatorio, risiede nel fatto che l’uso del bucherame «doveva essersi ormai perduto nel secolo XVI», rimpiazzato da quello del pressoché equivalente tessuto boccaccino, «non […] ancora in uso ai tempi di Marco Polo» (Milanesi 1978-1988, III, p. 91 nota 2).
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