TOMAN

R I 47 3; R II 68 89; R II 69 2; R II 69 5 (tomani).

toma(i)n, toman F; thoma(i)n, tomain L; tomanus P; chumani, chumano V; toman(i) VA; teman, tomano, tumano, tumini VB; thoman Z.

BIBLIOGRAFIA – Cardona 1975, pp. 742-743; Clauson 1972, p. 507-508; Doerfer 1965, pp. 632-642 §983; May 2007; Pelliot 1959-1963, pp. 858-859 n. 364.

Nel sistema militare mongolo il tümen rappresentava il maggior raggruppamento militare dell’esercito ed era formato da 10.000 uomini; ogni tümen era a sua volta suddiviso in dieci unità più piccole chiamate mingγan (mong. “mille”) e costituite da mille uomini; un mingγan era suddiviso in dieci ǰaγun (mong. “cento”) formati a loro volta da dieci arban (mong. “dieci”), unità di dieci guerrieri; per approfondimenti riguardo al sistema militare mongolo rimandiamo alla monografia di May (2007). Accanto al significato tecnico-militare, tümen era – e lo è tuttora – usato nel significato di “numero indefinitamente grande”.

Dal punto di vista etimologico, tümen è un antico prestito lessicale tocario (vd. Tocario A: tmām; B. tumane, tmāne) entrato prima nel turco e poi nel mongolo da cui, in seguito alle conquiste militari mongole, passò in molte altre lingue fra cui in persiano (tomān) e in antico slavo (tŭma); vd. Clauson (1972, pp. 507-508) e l’esauriente discussione in Doerfer (1965, pp. 632-642), corredata di molti esempi. È altresì possibile che la forma tocaria sia di origine cinese. Clauson propone di ricondurne l’etimo a wàn, che designa sia “dieci mila” che “numero molto grande” e la cui proto-forma potrebbe essere ricostruita come *tmam. La forma poliana «toman», caratterizzata dalla vocalizzazione “o”, corrisponde alla forma pers. tomān e non alla forma tümen mongola a cui invece si riconduce la forma «tumen» riportata sia da Odorico da Pordenone sia da Rubruck. Il fraintendimento di Pian del Carpine nella cui Historia Mongalorum è riportato che presso i mongoli il capo di una unità di 10.000 uomini si chiamasse “tenebra”, è invece dovuto al fatto che la parola slavonica tŭma “dieci mila” era omofona con “nebbia”, un prestito turco in slavonico (vd. turco antico tuma:n “nebbia” [Clauson 1972, p. 507]). Si ricordi che il frate usava interpreti slavi; vd. Cardona (1975, p. 743).

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