R II 7

R II 8

R II 9

R, II 8lemmi/Xandulemmi/Xandu

[0] Del tradimento ordinato di far ribellar la città di Cambalú, et come gli auttori furono presi et morti. Cap. 8.

[1] Vera cosa è, come di sotto si dirà, che sono deputati dodici huomini, i quali hanno a disporre delle terre et reggimenti et di tutte l’altre cose come meglio lor pare. [2] Tra’ quali v’era un Sarraceno nominato Achmac, huomo sagace et valente, il qual oltre gli altri havea gran potere et auttorità appresso il Gran Can, et il signore tanto l’amava ch’egli havea ogni libertà, imperoché, come fu trovato doppo la sua morte, esso Achmac talmente incantava il signor con suoi veneficii che ’l signore dava grandissima credenza et udienza a tutti i detti suoi, et cosí facea tutto quello che volea fare. [3] Egli dava tutti i reggimenti et officii et puniva tutti i malfattori, et ogni volta che egli volea far morire alcuno che havesse in odio, o giustamente o ingiustamente, egli andava dal signore et dicevagli: «Il tale è degno di morte, perché cosí ha offeso vostra Maestà». [4] Allhora diceva il signore: «Fa’ quel che ti piace», et egli subito lo facea morire. [5] Per il che, vedendo gli huomini la piena libertà ch’egli havea, et che ’l signore al detto di costui dava sí piena fede che non ardivano di contradirli in cosa alcuna, alcuno non era cosí grande et di tanta auttorità che non lo temesse. [6] Et se alcuno fosse per lui accusato a morte al signore et volesse scusarsi, non potea riprovare et usar le sue ragioni, perché non havea con chi, conciosiaché nessuno ardiva di contradire ad esso Achmach: et a questo modo molti ne fece morire ingiustamente. [7] Oltre di questo non era alcuna bella donna che, volendola, egli non l’havesse alle sue voglie, togliendola per moglie s’ella non era ma|25v|ritata, o vero altramente facendola consentire. [8] Et quando sapeva che alcuno haveva qualche bella figliuola, esso haveva i suoi ruffiani che andavano al padre della fanciulla dicendogli: «Che vuoi tu fare? [9] Tu hai questa tua figliuola: dàlla per moglie al bailo, – cioè ad Achmach, perché si diceva bailo come si diria vicario, – et faremo che egli ti darà il tal reggimento o vero tal officio per tre anni». [10] Et cosí quello li dava sua figliuola, et allhora Achmach diceva al signore: «El vacua tal reggimento», o vero «si finisse il tal giorno; tal huomo è sufficiente a reggerlo»; et il signor li rispondeva: «Fa’ quello che ti pare», onde lo investiva subito di tal reggimento. [11] Per il che, parte per ambitione di reggimenti et officii, parte per essere temuto questo Achmach, tutte le belle donne o le toglieva per mogli o le havea a’ suoi piaceri. [12] Havea anchora figliuoli circa venticinque, i quali erano ne’ maggiori officii, et alcuni di loro, sotto nome et coperta del padre, commettevano adulterio come il padre et facevano molte altre cose nefande et scelerate. [13] Questo Achmach havea ragunato molto thesoro, perché ciascuno che volea qualche reggimento o vero officio li mandava qualche gran presente. [14] Regnò adunque costui anni ventidue in questo dominio; finalmente gli huomini della terra, cioè i Cataini, vedendo le infinite ingiurie et nefande sceleratezze che egli fuor di misura commetteva, cosí nelle lor mogli come nelle lor proprie persone, non potendo per modo alcuno piú sostenere, deliberorno di ammazzarlo et ribellare al dominio della città. [15] Et tra gli altri era un Cataino nominato Cenchu, che havea sotto di sé mille huomini, al qual il detto Achmach havea sforzata la madre, la figliuola et la moglie; dove che pien di sdegno parlò sopra la destruttione di costui con un altro Cataino nominato Vanchu, il qual era signore di diecimila, che dovessero far questo quando il Gran Can sarà stato tre mesi in Cambalú, et poi si parte et va alla città di Xandú, dove sta similmente tre mesi, et similmente *Cingis suo figliuolo si parte et va alli luoghi soliti, et questo Achmach rimane per custodia et guardia della città; et quando intraviene qualche caso esso manda a Xandú al Gran Can, et egli li manda la risposta della sua volontà. [16] Questi Vanchu et Cenchu, havendo fatto questo consiglio insieme, volsero communicarlo con li Cataini maggiori della terra, et di commun consenso lo fecero intender in molte altre città et alli suoi amici, cioè che havendo deliberato di tal giorno far il tal effetto, che subito che vedranno i segni del fuogo debbino ammazzar tutti quelli che hanno barba, et far segno con il fuogo alle altre città che faccino il simile: et la cagion per la qual si dice che li barbuti siano ammazzati, è perché i Cataini sono senza barba naturalmente, et li Tartari et Sarraceni et christiani la portavano. [17] Et dovete sapere che tutti i Cataini odiavano il dominio del Gran Can, perché metteva sopra di loro rettori tartari et per lo piú sarraceni, et loro non li potevano patire, parendoli di essere come servi. [18] Et poi il Gran Can non havea giuridicamente il dominio della provincia del Cataio, anzi l’havea acquistato per forza, et non confidandosi di loro dava a regger le terre a’ Tartari, Sarraceni et christiani ch’erano della sua famiglia, a lui fideli, et non erano della provincia del Cataio. [19] Hor li sopradetti Vanchu et Cenchu, stabilito il termine, entrorono nel palazzo di notte, et Vanchu sentò sopra una sedia et fece accendere molte luminarie avanti di sé, et mandò un suo nuncio ad Achmach bailo, che habitava nella città vecchia, che da parte di *Cingis figliuolo del Gran Can, il quale hora hora era gionto di notte, dovesse di subito venire a lui. [20] Il che inteso, Achmach molto maravigliandosi andò subitamente, perché molto lo temeva, et entrando nella porta della città incontrò uno Tartaro nominato Cogatai, il qual era capitano di dodicimila huomini co’ quali continuovamente custodiva la città, qual li disse: «Dove andate cosí tardi?» [21] «A *Cingis, il qual hor hora è venuto». [22] Disse Cogatai: «Come è possibile che lui sia venuto cosí nascosamente ch’io non l’habbia saputo?», et seguitollo con certa quantità delle sue genti. [23] Hora questi Cataini dicevano: «Pur che possiamo ammazzar Achmach, non habbiamo da dubitare d’altro». [24] Et subito che Achmach entrò nel palazzo, vedendo tante luminarie accese, s’inginocchiò avanti Vanchu, credendo che ’l fosse *Cingis, et Cenchu che era ivi apparecchiato con una spada li tagliò il capo. [25] Il che vedendo Cogatai, che s’era fermato nell’entrata del palazzo, disse: «Ci è tradimento», et subito saettando Vanchu che sedeva sopra la sedia l’ammazzò, et chiamando la sua gente prese Cenchu et mandò per la città un bando che, se alcuno fosse trovato fuori di casa, fusse di subito morto. [26] I Cataini, vedendo che i Tartari haveano scoperta la cosa, et che non haveano capo alcuno, essendo questi duoi l’un morto l’altro preso, si riposero in casa, né po|26r|terono far alcun segno all’altre città che si ribellassero come era stato ordinato. [27] Et Cogatai subito mandò i suoi nuntii al Gran Can, dichiarandoli per ordine tutte le cose ch’erano intravenute, il quale li rimandò dicendo che lui dovesse diligentemente essaminarli, et secondo che loro meritassero per i suoi misfatti li dovesse punire. [28] Venuta la mattina, Cogatai essaminò tutti i Cataini, et molti di loro distrusse et uccise che trovò esser d’i principali nella congiura; et cosí fu fatto nell’altre città, poi che si seppe ch’erano partecipi di tal delitto. [29] Poi che fu ritornato il Gran Can a Cambalú, volse sapere la causa per la quale ciò era intravenuto, et trovò come questo maladetto Achmach, cosí lui come i suoi figliuoli, haveano commesso tanti mali et così enormi come di sopra si è detto. [30] Et fu trovato che tra lui et sette suoi figliuoli (perché tutti non erano cattivi) haveano prese infinite donne per mogli, eccetto quelle c’haveano havute per forza. [31] Poi il Gran Can fece condurre nella nuova città tutto il thesoro che Achmach havea ragunato nella città vecchia, et quello ripose con il suo thesoro: et fu trovato che era infinito. [32] Et volse che fosse cavato di sepoltura il corpo di Achmach et posto nella strada, acciò che fosse stracciato da’ cani, et i figliuoli di quello che haveano seguitato il padre nelle male opere li fece scorticare vivi. [33] Et venendogli in memoria della maladetta setta d’i Sarraceni, per la quale ogni peccato gli vien fatto lecito et che possono uccidere qualunque non sia della sua legge, et che il maladetto Achmach con i suoi figliuoli non pensando per tal causa di far alcun peccato, la disprezzò molto et hebbe in abhominatione; chiamati a sé li Sarraceni gli vietò molte cose che la lor legge li comandava, imperoché li diede un comandamento che ei dovessero pigliar le mogli secondo la legge d’i Tartari, et che non dovessero scannare le bestie come facevano per mangiar la carne, ma quelle dovessero tagliar pel ventre. [34] Et nel tempo che intravenne questa cosa messer Marco si trovava in quello luogo. [35] Detto si è di questo; diremo come il Gran Can mantiene et regge la sua corte.