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R, II 9

[0] Della guardia della persona del Gran Can, ch’è di dodicimila persone. Cap. 9.

[1] Il Gran Can, come a cadauno è manifesto, si fa custodire da dodicimila cavallieri, i quali si chiamono “casitan”, cioè “soldati fideli del signore”: et questo non fa per paura ch’egli habbia d’alcuna persona, ma per eccellenza. [2] Questi dodicimila huomini hanno quattro capitani, ciascuno de’ quali è capitano di tremila, et ciascheduno capitano con li suoi tremila dimora continuoamente nel palazzo tre dí et tre notti, et compiuto il suo termine si cambia un altro, et quando ciascuno di loro ha custodito la sua volta ricominciano di nuovo la guardia. [3] Il giorno certamente gli altri novemila non si partono di palazzo, se alcuno non andasse per faccende del Gran Can o vero per cose a loro necessarie, mentre però che fossero lecite, et sempre con parola del loro capitano. [4] Et se fosse qualche caso grave, come se il padre o il fratello o qualche suo parente fusse in articolo di morte, o vero li soprastesse qualche gran danno per il qual non potesse ritornar presto, bisogna dimandare licenza al signore. [5] Ma la notte li novemila ben vanno a casa.

V, 42 1-3

Chomo el Gran Chan mantien la so chorte.

[1] ‹E›l Gran Chan àno ala so varda dodexemilia homeni da chavalo, non per paura ma per gran nobeltade; et questi homeni sono apeladi in la lor lengua Quasitan, ch’al modo nostro vien a dir “chavalieri e fedeli del Signor”. [2] Et questi dodexemilia homeni àno quatro chapetani, li qualli zaschun d’esi àno treamilia homeni soto de sí; et questi treamilia homeni stano nel palazo del Gran Chan tre dì e tre note, e manza e beve in palazo; e chonpido ’sto tempo questi se parte e vien altri treamilia et fano la sua varda sì chomo queli; e poi questi se parte e vien li altri treamilia, et fano el simele; et chussì fano per tuto l’ano. [3] Et oltra questi ne stano di chontinuo nuovemilia i qualli non se parte del pallazo se no per servixio del Gran Chan, e de note non vano a chaxa.