[0] Della provincia di Ciarcian, et delle pietre de diaspri et calcedonii che si trovano nei fiumi et sono portati in Aucata; et come gli habitanti fuggono nei diserti come passa l’essercito de’ Tartari. Cap. 34.
[1] Ciarcian è una provincia della Gran Turchia, intra greco et levante; già fu nobile et abondante, ma da’ Tartari è stata destrutta. [2] Le sue genti osservano la legge di Macometto. [3] Sono in detta provincia molte città et castelli, ma la città maestra del regno è Ciarcian. [4] Vi sono molti fiumi grossi, nelli quali si trovano molti diaspri et calcedonii che si portano fino ad Ouchach a vendere, et di quelli ne fanno gran mercantia, per esservene gran copia. [5] Da Peym fino a questa provincia et ancho per essa è tutta arena, et sonvi molte acque triste et amare, et in pochi luoghi ve n’è de dolci et buone. [6] Et quando avviene che qualche essercito de’ Tartari, cosí di amici come de nimici, passa per quelle parti, se sono nimici depredano tutti i suoi beni, et se sono amici uccidono et mangiano tutte le loro bestie: et però, quando sentono che deono passare, subitamente con le mogli, con figliuoli et bestie fuggono nell’arena per due giornate, a qualche luogo dove siano buone acque et che possino vivere. [7] Et sappiate che, quando raccoglieno le loro biade, le ripongono lontano dalle habitationi in quelle arene, in alcune caverne, per paura degli esserciti, et d’indi riportano le cose necessarie a casa di mese in mese; né altri che essi cognoscono que’ luoghi, né mai alcuno può sapere dove vadano, perché soffiando il vento subito cuopre le loro pedate con l’arena. [8] Et poi, partendosi da Ciarcian, si va per cinque giornate per l’arena, dove sono cattive acque et amare, et in alcuni luoghi sono buone et dolci, ma non vi sono altre cose che siano da dire. [9] Et al fine delle cinque giornate si trova una città detta Lop, la quale confina col gran deserto.
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