[0] Della provincia di Chamul, et del costume che hanno di lasciar che le lor mogli et figliuole dormino con li forestieri che passano per il paese. Cap. 37.
[1] Chamul è una provincia posta fra la gran provincia di Tanguth soggetta al Gran Can, et sono in quella molte città et castella, delle quali la maestra città è detta similmente Chamul; et la provincia è in mezzo de duoi deserti, cioè del gran deserto che di sopra s’è detto et di un altro picciolo forse di tre giornate. [2] Tutte quelle genti adorano gl’idoli et hanno linguaggio da per sé; vivono de frutti della terra, perché ne hanno grande abondanza, et di quelli vendono a’ viandanti. [3] Gli huomini di questa provincia sono sollazzosi, et non attendono ad altro che a sonare instrumenti, cantare, ballare, et a scrivere et leggere secondo la loro consuetudine, et darsi piacere et diletto. [4] Et se alcun forestiero va ad alloggiar alle loro case molto si rallegrano, et comandano strettamente alle loro mogli, figliuole, sorelle et altre parenti che debbano integramente adimpire tutto quello che li piace; et loro, partendosi di casa, se ne vanno alle ville et de lí mandano tutte le cose necessarie al lor hoste, nondimeno con il pagamento di quelli, né mai ritornano a casa fin che ’l forestiero vi sta. [5] Giaceno con le lor moglie, figliuole et altre, pigliandosi ogni piacere come se fussero proprie sue mogli: et questi popoli reputano questa cosa esserli di grande honore et ornamento, et molto grata alli loro idoli, facendo cosí buon ricetto agli viandanti bisognosi di recreatione, et che per questo siano multiplicati tutti li loro beni, figliuoli et facultà, et guardati da tutti i pericoli, et che tutte le cose gli succedino con grandissima felicità. [6] Le donne veramente sono molto belle et molto sollazzose, et obedientissime a quanto li mariti comandano. [7] Ma avvenne al tempo che Manghú Gran Can regnava in questa provincia, havendo inteso i costumi et consuetudini cosí vergognose, comandò strettamente agli huomini di Chamul che per lo innanzi dovessero lasciare questa cosí dishonesta opinione, non permettendo che alcun di quella provincia alloggiasse forestieri, ma che li provedessero di case communi dove potessero stare. [8] Costoro, dolenti et mesti, per tre anni incirca osservorono i comandamenti del re; ma finalmente, vedendo che le terre sue non rendevano i soliti frutti, et nelle cose loro gli succedevano molte adversità, ordinorono ambassadori al Gran Can, pregandolo che quello che dalli loro antichi padri et avi a loro era stà lasciato con tanta sollennità fosse contento che potessero osservare, perciò che, dapoi che mancavano di far questi piaceri et elemosine verso i forestieri, le lor case andavano di mal in peggio et in rovina. [9] Il Gran Can, intesa questa dimanda, disse: «Poi che tanto desiderate il vituperio et ignominia vostra, siavi concesso: andate et vivete secondo i vostri costumi, et fate che le donne vostre siano limosinarie verso i viandanti». [10] Et con questa risposta tornarono a casa, con grandissima allegrezza de tutto il popolo, et cosí fino al presente osservano la prima consuetudine. |
R I 36 ↩ | R I 37 | ↪ R I 38 |