[0] Della vita de’ Tartari, et come non stanno mai fermi, ma vanno sempre camminando; et delle lor case sopra carrette, costumi et vivere; et dell’honestà delle lor mogli, delle quali ne cavano grandissima utilità. Cap. 45.
[1] I Tartari non stanno mai fermi, ma conversano al tempo del verno ne’ luoghi piani et caldi, dove trovino herbe a bastanza et pascoli per le loro bestie, et l’estate ne’ luoghi freddi, cioè ne’ monti, dove siano acque et buoni pascoli: et ancho per questa causa, perché dove è il luogo freddo non si trovano mosche né taffani et simili animali, che molestano loro et le bestie. [2] Et vanno per duoi o tre mesi ascendendo di continuo et pascolando, perché non haverebbono herbe sufficienti, per la moltitudine delle lor bestie, pascendo sempre in un luogo. [3] Hanno le case coperte di bacchette et feltroni et rotonde, cosí ordinatamente et con tal artificio fatte che le verghe si raccolgono in un fasso, et si ponno piegar et acconciare a modo de una soma: quali case portano seco sopra carri di quattro rote ovunque vadano, et sempre quando le dirizzano pongono le porte verso mezzodí. [4] Hanno oltre ciò carrette bellissime di due rote solamente, coperte di feltro, et cosí bene che se piovessi tutto il giorno non si potria bagnar cosa che fosse in quelle, qual menano con buoi et camelli. [5] Sopra quelle conducono i loro figliuoli et mogli, et tutte le massarie et vettovaglie che li bisognano. [6] Le donne fanno mercantie, comprano et vendono et revendono de tutte quelle cose che sono necessarie ai loro mariti et famiglia, perché gl’huomini non s’intromettono in cosa alcuna, salvo che in cacciare, uccellare et nelle cose pertinenti alle armi. [7] Hanno falconi li miglior del mondo, et similmente cani. [8] Vivono solamente di carne et latte et di ciò che pigliano alla caccia, et mangiano alcuni animaletti ch’assomigliano a conigli, che appresso noi si chiamano sorzi di pharaone, de’ quali si trova gran copia per le pianure nella state et in ogni parte, et carne di ogni sorte, et cavalli et camelli et cani, pur che sian grassi; bevono latte di |14v| cavalle, qual acconciano di sorte che par vin bianco et saporito, et lo chiaman in la loro lingua “chemurs”. [9] Le donne loro sono le piú caste et honeste del mondo, et che piú amano et reveriscano i suoi mariti, et si guardano sopra ogn’altra cosa di commettere adulterio, qual vien riputato in grandissimo dishonore et vituperio. [10] Et è cosa maravigliosa la lealtà d’i mariti verso le mogli, le quali se sono dieci o venti, fra loro è una pace et unione inestimabile, né mai si sente che dican una mala parola; ma tutte sono (come è detto) intente et sollicite alle mercantie, cioè al vender et comprar, et cose pertinenti agli essercitii loro, al viver di casa et cura della fameglia et d’i figliuoli, che sono fra loro communi. [11] Et tanto piú son degne de admiration di questa virtú della pudicitia et honestà, quanto che agli huomini è concesso di pigliare quante mogli vogliono, le qual sono alli mariti di poca spesa, anzi di gran guadagno et utile, per li traffichi et essercitii che di continuo fanno. [12] Et per questo, quando le pigliano, li danno loro le doti alle madri per haver quelle, et la prima ha questo privilegio, de essere tenuta la piú cara et la piú legitima, et similmente i figliuoli che di quella nascono; et perché possono pigliare quante mogli a lor piace, perciò hanno piú numero di figliuoli di tutte l’altre genti. [13] Se ’l padre muore, il figliuolo può pigliar per mogli tutte quelle che son stà lassate dal padre, eccettuando la madre et le sorelle, et pigliano ancho le cognate, se sono morti i fratelli, et celebrano ogni fiata le nozze con gran solennità. |
R I 44 ↩ | R I 45 | ↪ R I 46 |