[0] Del Dio d’i Tartari celeste et sublime, et d’un altro detto Natigay, et come l’adorano; et della sorte delli loro vestimenti et armi, et della ferocità loro nel combattere; et come sono patientissimi in ogni disagio et bisogno, et obedientissimi al loro signore. Cap. 46.
[1] La legge et fede de’ Tartari è tale: dicono esservi il Dio alto, sublime et celeste, al qual ogni giorno col torribolo et incenso non dimandano altro se non buon intelletto et sanità; ne hanno poi un altro che chiamano Natigay, ch’è a modo di una statua coperta di feltre o vero di altro, et ciascheduno ne tiene uno in casa sua. [2] Fanno a questo dio la moglie et figliuoli, et pongongli la moglie dalla parte sinistra et li figliuoli avanti di lui, quali pare che li facciano riverenza. [3] Questo dio lo chiamano dio delle cose terrene, il quale custodisce et guarda i loro figliuoli et conserva le bestie et le biade, al quale fanno grande riverenza et honore; et sempre quando mangiano toglieno della parte delle carni grasse, et con quelle ungono la bocca del dio, della moglie et de’ figliuoli; dapoi gettano del brodo delle carni fuor della porta agli altri spiriti. [4] Fatto questo, dicono che ’l loro dio con la sua famiglia ha havuto la parte sua, et poscia mangiano et bevono a lor piacere. [5] I ricchi si vestono di drappi d’oro et di seda et di pelle di zibellini, armellini et vari, et tutti i loro fornimenti sono di gran prezzo et valore. [6] L’arme sue sono archi, spade et mazze ferrate, et alcune lancette, ma con gli archi meglio si essercitano che con l’altre arme, perché sono ottimi arcieri et essercitati da piccolini; et indosso portan arme de cuori de buffali et altri animali, molto grossi, cotti, et per questo sono molto duri et forti. [7] Sono huomini fortissimi in battaglia et quasi furibondi et che poco stimano la lor vita, la qual mettono ad ogni pericolo senza alcun rispetto. [8] Sono crudelissimi et sofferenti di ogni disagio, et bisognando viveranno un mese solamente con latte di cavalle et de animali che pigliano. [9] Li lor cavalli si pascono di herbe, né hanno bisogno di orzo né di altra biada; et stanno armati a cavallo duoi giorni et duoi notte che mai smontano, et similmente vi dormono, et i loro cavalli intanto vanno pascendo. [10] Non è gente al mondo che piú di loro duri affanno et piú pacienti in ogni necessità, obedientissimi alli lor signori et di poca spesa: et per queste parti cosí eccellenti nell’essercitio delle armi, sono atti a soggiogare il mondo, come hanno fatto di una gran parte. |
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