[0] Della giustitia che osservano, et della vanità de’ matrimonii che fanno de’ figliuoli morti. Cap. 48.
[1] Mantengono la giustitia come vi narraremo al presente. [2] Quando alcuno ha rubbato alcuna picciola cosa, per la qual non meriti la morte, lo battono sette volte con un bastone, o vero diecisette volte, o ventisette o trentasette o quarantasette, fino a cento sempre crescendo, secondo la quantità del furto et qualità del delitto: et molti muoiono per queste battiture. [3] Se uno rubba un cavallo o altre cose per le quali debba morire, con una spada si taglia per mezzo; ma se quel che ha rubbato può pagare, et dare nove volte piú di quello che ha rubbato, scapola. [4] Item qualunque signore o altro huomo che ha molti animali li fa bollare del suo segno, cioè cavalli et cavalle, camelli et buoi, vacche et altre bestie grosse, poi le lascia andare a pascere per le pianure et monti in qualunque luogo senza custodia di huomo; et se una bestia si mischia con qualche altra, ciascuno ritorna la sua a colui del quale si trova il segno. [5] I castrati et becchi li fanno custodire dagli huomini, et le loro bestie sono tutte grasse et grandi et belle oltra modo. [6] Quando anchora sono duoi huomini, de’ quali uno habbia havuto un figliuol mascolo, et quello sia mancato di tre anni o altramente, et l’altro habbia havuto una figliuola, et ella parimente sia mancata, fanno insieme le nozze, perché danno la fanciulla morta al fanciullo morto: et allhora fanno dipingere in carte huomini in luogo di servi, et cavalli et altri animali, et drappi di ogni maniera, danari et cadauna sorte |15v| di massaritie, et fanno far gli instrumenti a corroboratione della dote et matrimonio predetti; le qual tutte cose fanno abbrucciare, et del fumo che indi viene dicono che tutte queste cose son portate ai loro figliuoli nell’altro mondo, dove si pigliano per marito et moglie; et li padri et madri d’i morti si hanno per parenti, come se veramente le nozze fossero state celebrate et che vivessero. [7] Hora habbiamo dichiarato li costumi et consuetudini de’ Tartari; non però che habbiamo detto i grandissimi fatti et imprese del Gran Can, signor de tutti i Tartari. [8] Ma vogliamo ritornare al nostro proposito, cioè alla gran pianura nella quale eravamo quando cominciamo de’ fatti de’ Tartari. |
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