[0] Come, partendosi da Campion, si vien al regno de Erginul; et della città di Singui; et delli buoi, che hanno un pelo sottilissimo; et della forma dell’animal che fa il muscho, et come lo prendono; et de’ costumi degl’habitanti, et bellezza delle lor donne. Cap. 50.
[1] Partendosi dalla provincia di Campion si va per cinque giornate, nelle quali si odono piú volte la notte parlar molti spiriti, con gran paura de’ viandanti; et in capo di quelle, verso levante, si trova un regno nominato Erginul, qual è sottoposto al Gran Can, et contiensi sotto la provincia di Tanguth. [2] In detto regno sono molti altri regni, le cui genti adorano gli idoli; vi sono alcuni christiani nestorini et Turchi, et molte città et castella, de’ quali la maestra città è Erginul. [3] Dalla qual partendosi poi verso sirocco si può andare alle parti del Cataio, et andando per sirocco verso ’l Cataio si trova una città nominata Singui, et anchor la provincia si chiama Singui, nelle quale sono molte città et castella: et contengonsi in detta provincia di Tanguth et sotto il dominio del Gran Can. [4] Le genti di questa provincia adorano gli idoli; alcuni osservano la legge di Macometto, et alcuni sono christiani. [5] Ivi si trovano molti buoi salvatichi, i quali sono della grandezza quasi degl’elephanti et bellissimi da vedere, però che sono bianchi et neri. [6] I loro peli sono in cadauna parte del corpo |16r| bassi, eccetto che sopra le spalle, che sono lunghi tre palmi; qual pelo o vero lana è sottilissima et biancha, et piú sottile et biancha che non è la seta: et messer Marco ne portò a Venetia come cosa mirabile, et cosí da tutti che la viddero fu reputata per tale. [7] Di questi buoi molti si sono dimesticati, che furon presi salvatichi. [8] Et fanno coprire le vacche domestiche, et i buoi che nascono di quelle sono maravigliosi animali, et atti a fatiche piú che niun altro animale: et gli huomini gli fanno portare gran carichi, et lavorano con quelli la terra il doppio piú di quello che lavorano gli altri, et sono molto forti et gagliardi. [9] In questa contrata si trova il piú nobile et fino muschio che sia nel mondo, et è una bestia picciola come una gazella, cioè della grandezza di una capra, ma la sua forma è tale: ha i peli a similitudine di cervo, molto grossi, li piedi et la coda a modo di una gazella; non ha corne come la gazella. [10] Ha quattro denti, cioè duoi dalla parte di sopra et duoi dalla parte di sotto, lunghi ben tre dita et sottili, bianchi come avolio, et duoi ascendono in su et duoi descendono in giú, et è bello animale da vedere. [11] Nasce a questa bestia, quando la luna è piena, nel’umbilico sotto il ventre una apostema di sangue, et i cacciatori nel tondo della luna escono fuori a prender di detti animali, et tagliano questa apostema come la pelle et la seccano al sole: et questo è il piú fin muschio che si sappi. [12] Et la carne del detto animal è molto buona da mangiare, et pigliasene in gran quantità, et messer Marco ne portò a Venetia la testa et i piedi di detto animale secchi. [13] Gli huomini veramente vivono di mercantie et di arti; hanno abondanza di biade. [14] Il transito della provincia è di venticinque giornate, nella quale si trovano fagiani il doppio maggiori de’ nostri, ma sono alquanto minori de’ pavoni, et hanno le penne della coda lunghe otto o dieci palmi. [15] Ne sono ancho della grandezza et statura come sono li nostri, et vi sono anchor altri uccelli di molte altre maniere, che hanno bellissime penne di diversi colori. [16] Quelle genti adorano gli idoli, et sono grassi et hanno il naso picciolo; i loro capelli sono neri, et non hanno barba, salvo che quattro peli nel mento. [17] Le donne honorate non hanno similmente pelo alcuno eccetto i capelli, et sono bianche, di belle carne et ben formate in tutti i membri, ma molto lussuriose. [18] Gli huomini molto si dilettano di star con quelle, perché, secondo le lor consuetudini et leggi, possono haver quante mogli vogliono, purché possino sustentarle. [19] Et se alcuna donna povera è bella, li ricchi per la sua bellezza la pigliano per moglie, et danno alla madre et parenti molti doni per haverle, perché non apprezzano altro che la bellezza. [20] Hora si partiremo de qui, et diremo di una provincia verso levante. |
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