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lemmi/Mongu Can

[0] Come il califa signor di Baldach fu preso et morto, et del miracolo che intravenne del movere de uno monte. Cap. 8.

[1] Dovete sapere che detto califa signor di Baldach si trovava il maggiore thesoro che si sappia havere havuto huomo alcuno, qual perse miseramente in questo modo. [2] Nel tempo che i signori de’ Tartari cominciorno a dominare, erano quattro fratelli, il maggiore de’ quali, nominato Mongú, regnava nella sedia. [3] Et havendo a quel tempo, per la gran potentia loro, sottoposto al suo dominio il Cattayo et altri paesi circonstanti, non contenti di questi, ma desiderando haver molto piú, si proposero di soggiogare tutto l’universo mondo; et però lo divisero in quattro parti, cioè che uno andasse alla volta dell’oriente, un altro alla banda del mezzodí, per acquistare paesi, et gli altri alle altre due parti. [4] Ad uno di loro, nominato Ulaú, venne per sorte la parte di mezzodí. [5] Costui, ragunato un grandissimo essercito, primo di tutti cominciò a conquistar virilmente quelle provincie, et se ne venne alla città di Baldach del 1250 e, sapendo la gran fortezza di quella, per la gran moltitudine del popolo che vi era, pensò con ingegno piú tosto che con forze di pigliarla. [6] Havendo egli adunque da centomila cavalli senza i pedoni, acciò che al califa et alle sue genti che eran dentro della città paressino pochi, avanti che s’appressasse alla città puose occultamente ad un lato di quella parte delle sue genti, et dall’altro ne’ boschi un’altra parte, et col resto andò correndo fino sopra le porte. [7] Il califa, vedendo quel forzo essere di poca gente et non ne facendo alcun conto, confidandosi solamente nel segno di Macometto, si pensò del tutto destruggerla, et senza indugio con la sua gente uscí della città. [8] La qual cosa veduta da Ulaú, fingendo di fuggire lo trasse fino oltra gli arbori et chiusure di boschi dove la gente s’era nascosta, et qui serratoli in mezzo li ruppe, et il califa fu preso insieme con la città. [9] Doppo la presa del qual, fu trovata una torre piena d’oro, il che fece molto maravigliare Ulaú. [10] Dove che, fatto venire alla sua presenza el califa, lo riprese grandemente, perciò che, sapendo della gran guerra che gli veniva adosso, non avesse voluto spendere del detto thesoro in soldati che lo difendessero: et però ordinò che ’l fosse serrato in detta torre senza dargli altro da vivere, et cosí il misero califa se ne moritte fra il detto thesoro. [11] Io giudico che ’l nostro |6r| Signor messer Iesú Christo volesse far vendetta de’ suoi fedeli christiani, dal detto califa tanto odiati, imperoché del 1225, stando in Baldach detto califa, non pensava mai altro ogni giorno se non con che modo et forma potesse far convertire alla sua legge li christiani habitanti nel suo paese, o vero, non volendo, di farli morire. [12] Et dimandando sopra di ciò il consiglio de’ savii, fu trovato un punto della scrittura nell’Evangelio che dice cosí: «Se alcuno christiano havesse tanta fede quanto è un grano di senavro, porgendo i suoi preghi alla divina Maestà faria mover i monti dal suo luogo». [13] Del qual punto rallegratosi, non credendo per alcun modo questo essere mai possibile, mandò a chiamare tutti i christiani, nestorini et iacopiti che habitavano in Baldach, che erano in gran quantità, et gli disse: «È vero tutto quello che ’l testo del vostro Evangelio dice?» [14] A cui risposero: «È vero». [15] Dissegli il califa: «Ecco che s’egli è vero qui si proverà la vostra fede. [16] Certamente, se tra voi tutti non è almanco uno il qual sia fedele verso il suo Signore in cosí poco di fede quanto è un grano di senavro, allhora vi reputarò iniqui, reprobi et infidelissimi. [17] Per il che vi assegno dieci giorni, fra li quali o che voi per virtú del vostro Dio farete movere i monti qui astanti, o vero torrete la legge di Macometto nostro propheta et sarete salvi, o vero non volendo farovvi tutti crudelmente morire». [18] Quando li christiani udirono tal parole, sapendo la sua crudel natura, che solo faceva questo per spogliarli delle loro sustanze, dubitarono grandemente della morte; nondimeno, confidandosi nel suo Redentore che gli libereria, si congregorono tutti insieme et hebbero fra loro diligente consiglio, né trovorono rimedio alcuno se non pregare la Maestà divina che gli porgesse l’aiuto della sua misericordia. [19] Per la qual cosa tutti, cosí piccioli come grandi, giorno et notte prostrati in terra con grandissime lachrime non attendevano ad altro che a far orationi al Signore, et cosí perseverando per otto giorni, ad uno vescovo di santa vita fu divinamente revelato in sogno che andassero a trovare un calzolaio il quale havea solamente un occhio, il cui nome non si sa, che lui comandasse al monte che per la divina virtú dovesse moversi. [20] Mandato adunque per il calzolaio, narratoli la divina revelatione, gli rispose che lui non era degno di questa impresa, perché i meriti suoi non ricercavano il premio di tanta gratia; nondimeno, facendoli di ciò grande instantia i poveri christiani, il calzolaio assentí. [21] Et sappiate che ’l era huomo di buona vita et di honesta conversatione, puro et fedele verso il nostro Signor Iddio: frequentando le messe et i divini officii, attendeva con gran fervore alle limosine et a’ digiuni. [22] Al qual intravenne che, essendo andata a lui una bella giovene per comprarsi un paro de scarpe, et mostrando il piede per provar quelle, si alzò i panni per modo che ’l ghe vidde la gamba, per bellezza della quale si commosse in dishonesti pensieri; ma subito ritornato in sé, mandò via la donna e, considerata la parola dell’Evangelio che dice: «Se l’occhio tuo ti scandalizza, cavalo et gettalo da te, perché è meglio andar con un occhio in Paradiso che con duoi nell’Inferno», immediate con una delle stecche che adoperava in bottega si cavò l’occhio destro; la qual cosa dimostrò manifestamente la grandezza della sua constante fede. [23] Venuto il giorno determinato, la mattina a buon’hora, celebrati i divini officii, con grandissima devotione andorono alla pianura dove era il monte, portando avanti la croce del nostro Signor. [24] Il califa similmente, credendo essere cosa vana che i christiani potessero mandar queste cose ad effetto, volse anchor lui esser presente con gran forzo di gente per distruggerli et mandarli in perditione. [25] Et quivi il calzolaio, levate le mani al cielo, stando avanti la croce in ginocchioni, humilmente pregò il suo Creatore che pietosamente riguardando in terra, a laude et eccellenza del nome suo et a fermezza et corroboratione della fede christiana, volesse porgere aiuto al popolo suo circa il comandamento a loro ingiunto, et dimostrasse la sua virtú et potenza ai detrattori della sua fede. [26] Et finita l’oratione con voce alta disse: «In nome del Padre, del Figliuolo et del Spirito Santo, comando a te monte che ti debbi movere». [27] Per le qual parole il monte si mosse, con mirabil et spauroso tremor della terra. [28] Et il califa et tutti i circonstanti con grandissimo spavento rimasero attoniti et stupefatti, et molti di loro si fecero christiani, et il califa in occulto confessò esser christiano, et portò sempre la croce nascosa sotto i panni: la qual dapoi morto trovatoli adosso, fu causa che non fosse sepolto nell’arca de’ suoi predecessori. [29] Et per questa singular gratia concessali da Iddio tutti i christiani, nestorini et iacopiti da quel tempo in qua celebrano solennemente il giorno che tal miracolo intravenne, digiunando la sua vigilia.