ARMENIA

R I 1 21 (A. Minore); R I 1 28; R I 1 29; R I 1 31; R I 1 32; R I 2 0 (A. Minore); R I 2 1 (Armenie l’una detta Minore e l’altra Maggiore); R I 2 2 (A. Minore); R I 2 3; R I 2 5 (A. Minore); R I 3 4; R I 4 0 (A. Maggiore); R I 4 1 (A. Maggiore); R I 4 6 (A. Maggiore); R I 4 8; R I 4 11 (A. Maggiore); R I 5 18.

Arminie, Grande Harminie, Grant Armenie, Grant Arminie, Grant Harmenie, Harmenies, Petite Armenie, Pitete Ermine F; Armenia, Armenia Maior, Armenia Minor, Armenie, Parva Armenia L; Armenia, Armenie, Armenia Maior, Armenia Minor, Minor Armenia, Maior Armenia P; Ermenia Granda, Ermenia Mazore, Ermenia Pizola, Granda Ermenia, Ermenie, Pizola Ermenia V; Armenia, Armenia Grande, Armenia Mazior Armenia Pizolla, Armenie, Grande Armenia, VA; Armenia, Armenia Grande, Armenia Pichola, Armenie, grande Armenia VB; Armenia, Armenia Maior, Armenia Minor, Armenia Parva, Armenie Z.

BIBLIOGRAFIA – Atwood 2004, pp. 331-332; Cardona 1975, pp. 617-618; EI2, I, pp. 634-650; EIt, s.v. «Armenia»; Hovannisian 2004, p. 1; Pelliot 1959-1973, p. 51 n. 33; Susini, Rocchetti 1958; Thierry 1991; Alpago Novello 1981.

«Priva di confini naturali precisi e di frontiere politiche stabili nel corso dei secoli» (Thierry 1991), l’Armenia (arm. Hayastan, «la terra di Hayk») corrisponde al territorio dell’Acrocoro armeno, delimitato a N dai Monti Pontici, a NE dal Piccolo Caucaso, a S dal Tauro, a O e a E dall’Eufrate e dalla depressione di Urmia (EIt, s.v. «Armenia»).

Marco Polo descrive due Armenie, l’A. “Maggiore” e quella “Minore”, secondo una prassi antica in Occidente: col nome di Armenia Maior veniva generalmente definita dai Romani la regione montuosa compresa tra la valle del Kura a N, la Colchide e il corso superiore dell’Eufrate a O, il Lago di Van a SO, «il lago Matianus (odierno Urumich) e il basso corso dell’Araxes (Araks) a SE, infine a E il Caspio nel breve tratto compreso tra le foci del Lyrus e dell’Araxes, un tempo non confluenti» (Susini, Rocchetti 1958). Con Armenia Minor si indicava invece un territorio più occidentale con centro a Sebaste, localizzato «to the west of the great arc of the Upper Euphrates River and on both sides of the Halys (Alis) River. […] Lesser Armenia was geographically and historically distinct from the highlands of Greater Armenia (Mets Hayk) to the east» (Hovannisian 2004, p. 1). Al tempo di Marco Polo vi aveva sede il regno di Cilicia (1198-1375), con capitale Sīs, nato con i Rupenidi e fiorito grazie alla sua posizione sulle vie carovaniere tra i porti del Mediterraneo e l’interno dell’Asia Minore; le due Armenie erano di fatto «due entità ormai ben distinte se si eccettua l’elemento etnico accomunante, con caratteri molto più autoctoni nell’area del plateau, decisamente più europeizzati nel territorio della Cilicia» (Alpago Novello 1981, p. 69).

Stato cuscinetto tra i Romani e i Parti, l’A. mantenne di fatto la propria autonomia fino alla conquista persiana del 225, dopo di che fu oggetto di contesa tra Bizantini e Sasanidi (Thierry 1991). In seguito all’occupazione araba, i cui contorni precisi sfuggono a causa delle numerose contraddizioni tra le fonti armene, greche e arabe (ma vd. EI2, I, pp. 637-638), nell’XI sec. l’A. godette gradualmente di una nuova, per quanto tormentata, stagione di indipendenza. Nel 1045 la caduta dei Bagratidi provocò il «parziale trasferimento della popolazione e soprattutto dei suoi capi per cercare di lasciare “terra bruciata” davanti all’espansione selgiuchide (Alpago Novello 1981, p. 69); nel 1071 la battaglia di Manzikert segnò la fine della supremazia bizantina e l’inizio della dominazione turcomanna in A., in Cappadocia, e in gran parte dell’Asia Minore; i territori armeni ai confini con l’Azerbaigian furono incorporati nell’impero selgiuchide, quelli centrali e occidentali vennero spartiti tra diversi principati (vd. EI2, I, p. 639), in una dominazione instabile nel tempo. Tra XII e XIV sec. l’A. fu dominio dei Mongoli di Chinggis Khan (1206) e di Tamerlano (1387), e, dal 1473, dei Turchi osmanli.

Meno lineare e non priva di effetti sui viaggi dei Polo la storia del regno cilicio della “Piccola A.”: modellato da Leone II (1199-1219) sui principati franchi d’Oriente, esso aveva conosciuto una fase di rinascita economica, di cui avevano subito tratto profitto Veneziani e Genovesi (EIt, s.v. «Armenia»; Alpago Novello 1981, p. 98 nota 18). Durante il suo regno (1226-1270) Hethum I tentò di arginare i Mongoli instaurando alleanze con i principi dell’Asia Minore, ma decise infine di sottomettersi, raggiungendo Karakorum per prestare omaggio a Möngu e rimanendo a corte per 4 anni (1252-1256); riuscì così a scongiurare gli effetti dell'invasione di Hülegü (1257-1258), ma dovette poi far fronte ai ripetuti attacchi di Baybars, che nella campagna culminata con la presa di Antiochia nel 1268 riuscì a prendere Sīs e a raderla al suolo (Atwood 2004, p. 331). Nel giro d’anni in cui avvennero gli spostamenti dei Polo, Hethum ottenne la pace a condizioni molto dure e abdicò in favore del figlio Leone III (1269-1289), che riuscì a firmare una tregua decennale; i conflitti con i sultani d’Egitto continuarono sotto Hethum II e i successori di Babybars. Ai nemici esterni si sommavano le lotte intestine per il potere, mentre i Mamelucchi tentavano di nuovo di aggredire il regno; respinti nel 1299 da un’alleanza di Armeni e Mongoli, riuscirono a prevalere nel 1303, costringendo Hethum II ad abdicare (EIt, s.v. «Armenia»). Poco si sa delle ultime tre decadi di dominio mongolo: «The last Il-Khan, Abu-Saʿid (1316-35) made peace with Egypt in 1323» (Atwood 2004, p. 331); i Mamelucchi vi si insediarono stabilmente dal 1382.

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