BALDACHlemmi/Ulau.html

R I 6 1; R I 6 6; R I 7 0 (Bagadet; Babilonia); R I 7 1; R I 7 2; R I 7 3; R I 8 0; R I 8 1; R I 8 5; R I 8 11; R I 8 13; R I 8 15; R I 9 2; R III 35 4.

Baudac(h) F; Baldach L; Baldachum P; Balcho V, Baldacha, Bandach(a) V; Baldac(h)o VA; Baldach VB; Baldac(h), Baudach Z.

BIBLIOGRAFIA – Cardona 1975, pp. 560-564, 576-578; EI2, I, pp. 894-908; Pelliot 1959-1973, pp. 90-91 n. 65; Samarrai 2000; Tresso 2006, pp. 244-248.

Costruita tra il 762 e il 766 sulla riva O del Tigri, Baghdād fu la capitale del califfato abbaside (Madinat al-Salām, “Città della Pace”), e per almeno due secoli il cuore politico-religioso e intellettuale dell’Islām: a un’impetuosa espansione urbana sull’altra riva del fiume corrisposero lo sviluppo intellettuale alimentato dall’intensa attività di traduzione (grazie alla quale si articolò una sorta di translatio studii araba dei saperi scientifici e filosofici greci, indiani e persiani), e dalla vitalità delle scuole religiose (di tutto questo Ramusio dà qualche cenno, ricorrendo alle informazioni di Z: vd. le note a astronomia, fisionomia, geomantia, negromantia). La precoce e progressiva rottura dell’unità politica musulmana ridusse considerevolmente il potere del califfato, che tra X e XI sec. si ridusse a puro nome, e comportò la decadenza della città, oggetto – già alla fine del XII sec. – delle descrizioni accorate dei viaggiatori arabi (ma Binyamin da Tudela, che la visitò nella seconda metà del secolo, ne celebrava ancora la prosperità, e lo spirito di tolleranza del suo governo). Il mongolo Hülegü la prese il 10 febbraio 1258: massacrò la famiglia dell’ultimo califfo (al Musta‘ṣim, sul trono dal 1242) e decine di migliaia di abitanti, e fece incendiare buona parte della città (il resoconto poliano della morte del califfo riprende una leggenda largamente diffusa in Occidente – vd. Cardona, p. 577 –, ma smentita dalle fonti arabe: al Musta‘ṣim fu chiuso in un sacco e fatto calpestare dai cavalli); nei decenni seguenti la città lentamente si riprese: Ibn Baṭṭūṭā, che la visitò nel corso del suo viaggio nel Vicino Oriente nel 1346-1347, segnalava la presenza di quartieri in rovina (ed. Tresso 2006, pp. 244-248). Tamerlano (1336-1405) completò l’opera nel 1401, chiudendo in maniera definitiva la storia medievale della città: la centralità nel mondo islamico che Marco Polo attribuisce a B., riattualizzata nelle parole di Ramusio, è insomma solo l’eco (piuttosto flebile) di una fortuna sopra la quale i Mongoli avevano messo definitivamente una pietra.

Cardona fornisce una piccola, articolata monografia sulla storia linguistica degli esiti (neo-)latini del toponimo arabo, e registra come abituale presso i viaggiatori medievali la confusione tra la città e l’antica Babilonia.

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