ULAÚ

R I 1 5 (Alaú); R I 1 6 (Alaú); R I 1 10 (Alaú); R I 8 4; R I 8 8; R I 8 9; R I 21 13; R I 22 1; R I 44 1 (Esu Can).

Alau, Alton Can F; Alau, Althon Kan L; Alau P; Alau, Alcho, Altu Chan, Lau(s) V; Al(l)au VA; Alau, Antor Chan VB; Alau, Ulau Z.

BIBLIOGRAFIA – Atwood 2004, pp. 225-226; Bernardini, Guida 2012, pp. 84-94; Cardona 1975, p. 537; EIr, XII, pp. 554-557; Pelliot 1959-1973, pp. 865-867 n. 373; Rybatzki 2006, pp. 109-110; Spuler 1985, pp. 44-59.

La forma poliana Esu Can è certamente una corruzione paleografica del nome Hülegü (mong. hülegü “surplus, eccedenza”, nome deverbale da hüle- “rimanere, eccedere, essere superiore”; vd. Rybatzki 2006, pp. 109-110). Figlio di Tolui, quartogenito di Činggis Qa’an, cugino quindi dei Gran Can Möngke e Qubilay, H. fu il fondatore della dinastia mongola ilkhanide che regnò in Persia dal 1256 al 1335 (turco-mongolo il-qan “khan vassallo” o “khan del dominio”; vd. Bernardini, Guida 2012, p. 84). Benché non sia stato Gran Can (mong. yeke qa’an), viene erroneamente citato (come Batu) in R I 44 1, dedicato agli imperatori mongoli predecessori di Qubilay. H. aveva il titolo «qan» di grado inferiore rispetto a quello di «qa’an» “imperatore”; regnò infatti su una parte dell’impero subordinata al potere del cugino Qubilay Qa’an. (Per la differenza fra qan e qa’an, vd. le informazioni contenute nella nota a Činggis Qa’an). Le conquiste di H. (responsabile tra l’altro della fine del califfato abbaside di Baghdād, nel 1258) allargarono i confini dell’impero mongolo ad occidente. Le opere islamiche, soprattutto dopo la caduta di Baghdād, lo descrivono come ‘ifrit, “demone”. Inoltre, uno dei motivi dello scontro, di cui narra il racconto poliano, fra H. e il qan Berke, quarto sovrano dell’Orda d’Oro e primo qan mongolo ad aver abbracciato la fede islamica, fu proprio la distruzione della capitale abbaside e l’uccisione del califfo Mustacsim. Fra le gesta di H. ricordiamo infine l’annientamento della setta degli ismailiti, meglio noti come “assassini” (vd. la nota a Vecchio della Montagna). Per la fede cristiana invece H. aveva un attaccamento sentimentale dovuto al fatto che sua madre, Sorqaqtani Beki, era nestoriana. Durante l’assedio di Baghdād i cristiani vennero infatti risparmiati e il palazzo del califfo venne dato al Katholicós come chiesa (Atwood 2004, p. 226). L’offensiva militare di H. venne fermata dai mamelucchi che sconfissero l’esercito ilkhanide nella battaglia di cAyn Jalut in Palestina nel 1260.

Dal punto di vista paleografico, nessun manoscritto del racconto poliano riporta la consonante fricativa iniziale h- del nome H., che, come puntualizzato altrove (vd. Cogatin), è un’importante caratteristica fonetica del mongolo medio ed era certamente udibile al tempo di Marco Polo. Per ipotesi concernenti la variabilità delle forme paleografiche del nome H. nel racconto poliano, vd. Cyn Can (Güyük). Sulle imprese, storia e conquiste di H. si rimanda a EIr (XII, pp. 554-557), Bernardini, Guida (2012, pp. 84-94) e Spuler (1985, pp. 44-59).

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