CHERMAIN
R I 12 0; R I 12 5 (Chiermain); R I 13 0 (Chiermain; Carmania); R I 13 1 (Chiermain); R I 13 8; R I 15 4; R I 15 8; R I 17 0; R I 17 1; R I 17 2; R I 18 0; R I 18 1; R III 43 7; R III 44 4.
Crema(i)n, Crerma(i)n F; Cremam, Creman L; Crerman P; Creimain, Erama(i)n, Ereimain, Etiman, Tremain V; Chrerina, Trerianan VA; Creman VB; Chermam, Cherman Z.
Cardona 1975, pp. 608-609; EI2, V, pp. 149-163; EIr, IV, pp. 822-823; Le Strange 1966, p. 299-321; Pelliot 1959-1973, pp. 240-241 n. 138; Schwarz 1969, pp. 211-285.
Kermān (ar. Kirmān) è il nome di un’estesissima regione iraniana che attualmente copre un'area di ca. 182.000 km². Nota alla geografia storica occidentale come Car(a)mania, la regione è separata dal Khorāsān, a N, e dal Sistān, a E, da vaste aree desertiche e/o montuose. Un tempo ciò rendeva particolarmente difficili transiti e comunicazioni verso l’Asia Centrale e le regioni montane dell’attuale Afghanistan, relativamente più agevoli verso il Fārs, a occidente, e le zone costiere dell’Oceano Indiano e del Golfo Persico, in particolare verso le località di Tīz e di Hurmūz rispettivamente. La regione entrò nell'orbita del nascente impero musulmano all'epoca del secondo califfo, ʿUmar ibn al-Khaṭṭāb (r. 634-644) e, qualche tempo dopo, nel 649-650, fu teatro della fuga dell'ultimo Re dei re sasanidi, Yazdegard III (r. 632-652), verso il Khorāsān orientale. Diversamente da quanto si registra nei tempi moderni, in cui la città Kermān ha acquisito lo statuto di capoluogo di provincia, la città principale della regione era Sirjān, che continuò a svolgere il ruolo di centro amministrativo fino al X secolo. Muqaddasī, ovvero Maqdisī, verso la fine del X secolo suddivide la regione in cinque distretti (kura), chiamati ognuno con il nome della loro città più importante: Bard(a)sīr, Bam, Jīruft, Sīrjān e Narmāsīr (ed. de Goeje 1877, pp. 460-466). Caratterizzato dalla produzione di ottima manifattura tessile e di pregiati tappeti, il K. conobbe un'età di grande prosperità durante i periodi buwayhide e selgiuchide (metà del sec. X-sec. XII). Nella seconda metà del XII secolo, l'invasione di bande appartenenti alle popolazioni dei turchi oghuzi scacciati dalla più settentrionale regione khorasanica dagli eserciti dello scià di Corasmia Tūrānshāh II (1177-1183 ca.), comportò la fuoriuscita della regione dal controllo selgiuchide, il crollo dei traffici commerciali (l'importante emporio internazionale di Bardsīr fu completamente distrutto) e conseguenti carestie. Dopo aver sconfitto l'ultimo emiro selgiuchide del K. verso il 1188, il capo degli oghuzi, Malik Dīnār (r. 1186-1195), si volse a una politica di incentivazione dei traffici commerciali, ricostruendo numerosi caravanserragli e garantendo la sicurezza delle vie di comunicazione, e giunse a far riconoscere la propria autorità agli emiri di Hurmūz e di Kīsh. In seguito, a partire dal 1200, la regione fu nuovamente in preda a disordini dovuti alla contesa tra gli emiri del Fārs e lo scià di Corasmia (Khwārizm). Nel 1222, finì sotto il controllo di Barāq Ḥājib, un generale che aveva prestato servizio per i Qara Khitay, il quale, dopo essersi convertito all'Islām e aver assunto il titolo di atābak (atābeg) di uno dei figli dello scià di Corasmia ʿAlā’al-Dīn (r. 1200-1220), si stabilì nel K., dando vita alla locale dinastia gutlughkhanide, che, riconosciuta la sovranità mongola, governò la regione fino agli inizi del Trecento.
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